1. Sulla sedia del dentista (seconda e ultima parte)


    Data: 04/11/2018, Categorie: Etero Autore: beast

    Certo ero solo un ragazzo, non lo nego, ma vorrei vedere chi di voi non sarebbe rimasto sconvolto dalla situazione in cui mi ero trovato. Ero seduto sulla poltrona del mio nuovo dentista quando l’assistente di sedia, approfittando dell’assenza del dottore aveva preso la mia mano destra e se l’era portata prima dentro la scollatura del camice, e poi sotto la corta gonna. L’infermiera era una donna magra ma sinuosa, decisamente più avanti negli anni di me, il seno (e l’avevo toccato con mano), era piccolo e magro, i capelli biondi lunghi sino alle spalle, un nasone importante, leggermente aquilino si trovava in mezzo a due occhi giallo-verdi, occhi che ti facevano capire che era una femmina con le palle, in senso metaforico ovviamente, del resto avevo toccato con mano anche lì e di palle non avevo trovato traccia, anzi, avevo trovato una bella figa bagnata. Non indossava le mutandine e così e mie dita, sapientemente guidate da lei avevano potuto ripetutamente scorrere avanti e indietro tra le labbra umide della sua vagina. Sempre lei a comandare il gioco mi aveva fatto estrarre la mano dalla sua zona più intima e me l’aveva portata alla bocca, così per la prima volta nella mia giovane vita di adolescente, pur con le mascelle bloccate da un orrendo dilatatore d’acciaio, avevo potuto assaggiare il dolce e vischioso sapore degli umori femminili. Il suo sguardo di fuoco non mi mollava, intenta com’era a capire se il sapore del suo miele mi sarebbe piaciuto o no, non avevo ...
    ... ancora staccato le dita dalla bocca che lei, quasi arrampicandomisi addosso, montò con un ginocchio sulla poltrona, avvicinò la faccia alla mia e mi diede un bacio voluttuoso, come se volesse riprendersi quegli umori che mi aveva fatto appena assaggiare. Io ero ancora semi pietrificato da quella situazione incredibile, ma lei, che evidentemente non poteva perdere tempo per il rischio che il dentista facesse di ritorno, portò entrambe le mani alla patta dei miei pantalone e rapidamente mi slacciò il bottone di metallo e fece scendere la cerniera. Il mio pisello premeva già da tempo con impazienza contro gli slip ma lei invece di liberarlo gli diede un’ampia leccata attraverso il tessuto delle mutande. Dio mio che porca doveva essere. Una densa goccia di liquido pre-seminale si allargò sul cotone della mia biancheria intima, che sempre più a fatica riusciva a contenere le spinte prepotenti del mio uccello. Sempre attraverso il tessuto continuò a leccarmi e mordicchiarmi il pene, mentre io con le mani mi aggrappavo ai braccioli della poltrona. Rialzò la testa bionda, mi lanciò uno sguardo complice e mi chiese se volessi che andasse avanti. Dalla bocca ingabbiata non mi uscì altro che un biascicato e incomprensibile mormorio, lei dovette prenderlo come un’affermazione, perché con le mani finalmente mi tirò giù gli slip facendoli passare oltre le palle, liberando così il mio cazzo sempre più duro e sofferente. La mia verga saltò su come una molla dandole una sberla sulla faccia. Lei ...
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