1. Un master brutale


    Data: 11/12/2018, Categorie: Trans Autore: CagnaGolosa, Fonte: Annunci69

    ... di fianco e da lì i colpi si abbattono ripetutamente, con violenza, di nuovo sulla schiena, il retro delle cosce, e sul mio culo. È un'unica interminabile fitta che sento su tutto il corpo finché il corpo stesso inizia a vibrare ma non come un orgasmo: con violenza. E arrivano ancora dei colpi su schiena e fondoschiena finché non mi dimeno, uno scuotersi incontrollato - non ho controllo, salto quasi sul tavolo, e questa sensazione di perdita di controllo su quanto sta accadendomi mi atterrisce, ho il timore di svenire - e in quel momento lui non mi colpisce più, sembra che mi stia osservando.
    
    Non svengo, ma respiro a fatica.
    
    Arriva allora ancora un colpo, stavolta sotto i piedi. Sto per cacciare un urlo, lo soffoco.
    
    Mi afferra per il collare del guinzaglio e mi rimette in piedi, sento il mio corpo che si scuote ancora e ancora non riesco a controllarlo. Ondeggio come un giunco nella tempesta.
    
    “Sdraiati, a terra, e tira su i piedi” è l'ordine che ricevo.
    
    Capisco cosa vuole fare e so che farà male, che non lascerà segni, ma che sarà insopportabile come anche che non accetterà un no.
    
    Mi sdraio e sollevo le gambe unite portando le piante dei miei piedi in sacrificio verso di lui.
    
    Inizio a contare per restare lucida, gli occhi chiusi, i colpi che arrivano sulle piante dei piedi con il grosso guinzaglio intrecciato.
    
    Uno.
    
    Due.
    
    Sono tre.
    
    Sono cinque, sono sette… non so più quanti sono finché dico in un filo di voce:
    
    “… basta… per favore, ...
    ... basta…”
    
    Non avevo mai detto “basta”… a nessuno... mai prima...
    
    Non resisto più. Ho abbassato le gambe e ora il freddo del pavimento gelato è un refrigerio per le piante in fiamme.
    
    “Alza le gambe…”
    
    “No, Signore… per favore…”
    
    “Alza le gambe ho detto. Alza le gambe e te ne darò uno solo. Altrimenti ti alzi e te ne vai via.”
    
    È una minaccia.
    
    Ed è peggiore del pensiero dei colpi.
    
    Allora sollevo lentamente le gambe, stringo i pugni, i denti, gli occhi… e arrivo fino a mezz’aria, ma poi come con uno schianto torno coi piedi giù a terra
    
    “non riesco” piagnucolo.
    
    “Alzati. Vattene”. È arrabbiato e si volta verso il tavolo con un'espressione di disprezzo.
    
    Mi alzo e si volta verso di me mi prende per capelli.
    
    Me li tira con forza e mi ringhia nell'orecchio: “Questa è la prima e unica e ultima volta che mi disobbedisci”, e con una mano mi rimette nella posizione in cui ero con i polsi e le caviglie legati, con l’altra prende la cinta di cuoio e… mi punisce con dieci, quindici, venti colpi ovunque - a eccezione del volto probabilmente - finché non resisto più e inizio a piangere, un pianto soffocato e dimenandomi...
    
    “basta… basta… basta…”
    
    Non è per pietà quando smette ma per ben altro: mi fa inginocchiare e mi infila il cazzo in bocca e inizia a scoparmi la gola fino a venirmi in faccia.
    
    “vestiti e vattene”, mi dice, e mi allunga un pezzo di carta. Vuol dire che non potrò andare in bagno e perciò mi concentro sul vestirmi il più velocemente possibile e ...
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