1. Come neve dal cielo sereno (di senzaidentità e Cassandra)


    Data: 23/12/2018, Categorie: Etero Autore: senzaidentità

    ... premuto sul ripiano del tavolo, la complessione delle sue forme genera un’immagine di briosa sensualità nonostante l’assenza del trucco, dell’uso mancato del pettine ma poi a chi interessa del trucco in questi momenti… La mente le chiede cosa fare mentre quella lingua sale e scende nell’interno delle sue cosce e va più u e più su, le si infila nell’ano. Gli piace, questo si vede ed è gratificante. -Ma io non voglio fare un cazzo…- E lascia la guancia abbandonata al noce scuro continuando a guardarsi, lui non vede niente, ha già la mente proiettata al divano sul quale lei si è accoppiata con sé stessa fino a poco prima e alla visione di quel corpo premuto sotto il suo peso una volta che sarà penetrato per tutta la lunghezza dal suo cazzo. Le sue mani le abbracciano le cosce, le sue belle cosce color pesca e le affonda i denti nella spalla, dettaglio in rilevo di quella sequenza di immagini nel mattino traboccante di luce. Entrerà di colpo, ci cadrà dentro, si è intensamente allargata e dilavata al pensiero di quanto sia bello stringere con tutti i muscoli della fica un cazzo mentre ti scopa. Lei si scuote, ricambia il morso, i suoi occhi hanno la profondità e la sincerità dì uno sguardo animale, il naso di lui è umido, lo sente passarle sulle orecchie e soffiarle nel cervello ansiti risultanti da un dimenarsi che va a sbattere direttamente alla sua cervice. Ed il suo respiro è pesante, pregno di tabacco e di carne, le sue mani sono callose, lei vi intreccia le dita, sa che ...
    ... desidera smembrarla ed ingoiarle l’anima ma lei sarà più veloce. Lo avvinghia a sé grazie ai polpacci morbidamente avviluppati dalle calze, seduta in fronte a lui, ingoia la sua estrema erezione ancora alta e il sapore di sé stessa la inebria. Risucchia ancora e poi un’altra volta, adesso è pulito e sa solo di cazzo, di cazzo che sta per scoppiare. Non ricorda nemmeno l’ultima volta che ha fatto un pompino, forse mille anni fa, il rancore prevale su tutto e le offusca gli occhi lacrimanti. Lacrima e geme con il membro premuto sulla giugulare, la lingua le è serpeggiata fuori dalle labbra negli ultimi ansiti, negli ultimi rantoli, la testa le è caduta all’indietro e i capelli toccano terra. Il suo divano trasuda di loro. Ha sicuramente vinto lei, è lei a portarsi via le ultime combattute energie e a restituirgliele in un bacio soffocante pieno del suo sperma e di umore, di metallico sentore di sangue ceduto dai capillari dilaniati dai rispettivi denti che le scappa dal labbro e le cola lungo il collo. Ora lo specchio le mostra le sue guance trasfigurate in due chiazze viola, volgari e violente. Raccoglie dalle tette ciò che resta di quel miscuglio liquido e glielo porta alle labbra, vuole riempirgli la bocca di sé stesso, fino allo spasimo, a farlo vomitare. Ma non vomita perché lui non ha disgusto per nessuna cosa che sia correlata con l’atavica sete. *** Adesso che la porta si è richiusa alle sue spalle si ricorda del suo cellulare nuovo ancora nascosto nell’imballaggio. “Mah. ...
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