Un viaggio in medio oriente
Data: 24/12/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Nicmagico
Nell'abitazione il gran caldo dell'esterno cedeva il posto ad una gradevole frescura, con un soffio d'aria che rendeva piacevole starci. L'unico rumore che si poteva percepire era il ronzio di alcuni insetti, e dopo il clamore degli ultimi giorni questo sembrava surreale e nello stesso tempo dava una sensazione di pace e di ansia.
In fondo alla stanza una porta socchiusa. La spinsi. Dall'altra parte, nella semioscurità, la vidi. Seduta eretta, immobile sul bordo del letto, un raggio di luce illuminava i suoi occhi scuri, profondi come il cielo della notte. Occhi che parlavano, che dicevano tutta la passione di cui doveva essere capace. Doveva essere snella, così si poteva intuire sotto il burka, che nascondeva il suo corpo.
Nella stanza percepivo un'altra presenza, cercai con lo sguardo nella penombra, cui cominciavo ad abituarmi dopo l'abbacinante chiarore dell'esterno. In un angolo della stanza riconobbi la sagoma di un uomo, raggomitolato a terra, tremante. Era praticamente nudo. In passato doveva essere stato prestante, ma ora appariva vecchio, emaciato.
In inglese gli ordinai di alzarsi, lui non capiva e urlava in arabo parole a me incomprensibili.
Era sempre più agitato e spaventato. Improvvisamente dietro di me una voce vellutata parlò e l'uomo, tremante si alzò. La voce proveniva da sotto il burka, era dolcissima e doveva appartenere ad una donna molto giovane.
Quando l'uomo fu in piedi, con la schiena appoggiata al muro, nell'angolo della stanza più ...
... lontano da me, la donne mi disse, in un inglese perfetto, che il suo nome era Aisha e che l'uomo era suo marito. Aveva dovuto sposarlo cinque anni prima, quando lei era sedicenne e lui aveva cinquant'anni. Il matrimonio era stato combinato dal padre, che in cambio aveva avuto dei vantaggi per la sua attività commerciale.
Il marito si era rivelato subito un despota, che scaricava con violenza su di lei la frustrazione che gli derivava dalla propria scarsa virilità. Lei era la quarta e più giovane delle sue mogli, l'unica ancora in vita, poiché le altre erano morte negli anni precedenti, chi per malattia, chi per gli stenti e le percosse che aveva dovuto sopportare.
Ora, disse, io avrei dovuto essere lo strumento della sua vendetta nei confronti del gelosissimo ed inadeguato marito. Mi indicò una sedia, in fondo alla stanza e notai che ai braccioli ed alle gambe anteriori erano fissati dei legacci. Era, mi spiegò la sedia sulla quale era uso legarla per punizione dopo ogni vera o presunta mancanza.
Aisha mi chiese di far spogliare completamente il marito e di legarlo alla sedia dopo averla posta di fronte al letto. Non ebbi nessun problema ad ottenere la collaborazione dell'uomo che si fece convincere molto facilmente quando vide sotto il naso la canna della mia arma.
Lo legai saldamente e quando mi girai vidi che Aisha era in piedi davanti a me; stava slacciando il suo burka che lasciò scivolare ai suoi piedi. Sotto un bustino di pizzo bianco, traforato, che metteva ...