I corpi si intrecciano sotto il tramonto nella periferia della città
Data: 10/01/2019,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: SexCulture
Era un sabato pomeriggio di una tiepida giornata di tarda primavera. Io e lei decidemmo di uscire, senza una meta, e dirigerci dalla parte in cui il vento soffiava più intenso. E così facemmo. Cavalcando la nostra roboante moto imboccammo la prima strada che ci portasse in quella direzione.
La strada ci conduceva diretti al confine urbano. Le prime campagne coprivano la nostra vista. Case e persone sembravano diradarsi ad ogni metro percorso. Lo scenario, forse favorito anche dalla nostra necessità di solitudine, sembrava sempre più sgombro; fino a raggiungere la pura assenza di individui; solo pochi sparsi e disordinati stormi di rondini presenziavano di tanto in tanto alla nostra breve fuga.
A mano a mano che la velocità incalzava, la percezione dei nostri sensi sembrava aumentare. Una serie continua di odori ci solleticava l’olfatto, mentre la nostra pelle diveniva sempre più sensibile al tatto, che l’aria fresca del vespro rendeva assai più aspra e ruvida.
Da dietro il vento che ci spingeva e di fronte il contrasto dell’aria facevano sì da farci quasi sentire come sospesi nell’aria, mentre una sottile foschia rendeva ancora più surreale questa sensazione.
Sentivo il suo seno premere sulla mia schiena. Il suo calore non mi faceva rendere conto dell’aria che stava sempre più raffrescando. Quest’insieme di sensazioni mi rendeva ancora più sollecito del mio solito agli stimoli della carne. I miei pantaloni di pelle a quel punto stentavano a contenere il mio ...
... sesso che ad ogni metro percorso diveniva sempre più consistente. Senza che le dicessi niente, sentii all’improvviso la sua mano destra scivolare dal mio petto, a cui si aggrappava, verso il basso, al fine di abbassarmi la lampo degli ormai strinti calzoni.
Senza quasi accorgermene mi ritrovai, oltre al vento che mi percorreva tutto, col mio pistone che, contrariamente a quello della moto, rimaneva immobile mentre la sua mano, come un cilindro, percorreva avanti e indietro quella strada che così tanto bene conosceva. Inversamente proporzionale, all’incremento della velocità della mano corrispondeva un rallentamento della velocità del mezzo. A un certo punto il mio piacere divenne così insostenibile che una serie di rivoli bianchi fluirono prepotentemente dalla stretta impugnatura, elevandosi fino al punto da farsi trasportare dalla corrente provocata dalla compressione dell’aria per poi finire la loro vita su quegli splendidi e luminosi capelli color antracite, su cui spiccavano quasi come un prezioso diadema di brillanti. Senza nemmeno il tempo e la volontà di riporre all’intermo dei pantaloni il mio organo, iniziai a rallentare fino ad accostare e fermarmi in un cantuccio isolato di quella campagna così acre ma profumata. Il sole sembrava nascondersi e scomparire dietro quegli alti pini, mentre dai larici un sottile odore di muschio stuzzicava nuovamente i miei appetiti e rinvigoriva i suoi. Stendemmo così sopra il terreno reso umido dal crepuscolo la vecchia coperta ...