Esegesi
Data: 16/02/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Burundanga
... l’altro, la destra. Chissà se Lara era rimasta a guardare.
D’un tratto avvertii qualcosa di doloroso colpirmi il polpaccio, qualche strumento che non avevo mai sentito prima. Mi colpì di nuovo, sullo stesso punto e gridai.
La terza fu insopportabile, mi divincolai, gridai più forte, ma c’era musica e forse non sentivano, o provavano gusto nell’ignorarmi.
La quarta mi lacerò la pelle. Piansi, mi divincolai più forte.
Lara non c’era.
Lui non c’era.
Ero sola, mi avrebbero ferita a sangue, e me lo meritavo.
Probabilmente due avventurieri che non avevano mai praticato prima.
Forse il sangue faceva impressione anche a loro, forse si resero conto che non era il caso continuare, e colpirono l’altra gamba.
Il momento di sconcerto e terrore che provai allora è indescrivibile.
Avrebbero potuto continuare così per tutta la notte: se Lara avesse trovato compagnia per me non ci sarebbe stata speranza.
Uno di loro mi strinse troppo forte i capezzoli mente l’altro mi ustionava la schiena con la cera: provai un odio indicibile nei loro confronti “aspettate solo di slegarmi e poi vi ammazzo”.
Quando ripresero a frustarmi, con troppa forza e frequenza, persi la speranza e mi abbandonai a un pianto sommesso e rassegnato.
Allora qualcuno li interruppe.
Forse uno spettatore che si era accorto che qualcosa non andava, e aveva chiamato la sicurezza. Forse Lara, forse un amico di Lara.
Qualcuno alzò la voce, poi una colluttazione: distinguevo il rumore ...
... della frusta sulla loro pelle.
Sentii le corde ai polsi e alle caviglie allentarsi, un cappotto lungo avvolgermi.
Ma il cappotto era… il suo.
Mi voltai.
Mi colpì con uno schiaffo, ancora in preda all’agitazione dopo aver aggredito i due.
Poi mi strinse e mi condusse all’auto che ci aspettava fuori.
Fino all’hotel non parlammo. Piansi sul suo petto, rannicchiata nel sedile posteriore, mentre mi abbracciava trattenendo a stento i singhiozzi.
Il suo orgoglio mi faceva quasi pena.
In camera cercò di calmarsi, sapendo che io non sarei stata capace. Balbettai solo un “perdonami”.
Camminava avanti e indietro per la stanza dicendo “ok…. Ok… ok. Ora dobbiamo vedere le ferite.”
Provai quasi vergogna a mostrarmi nuda a lui, un corpo che conosceva ormai alla perfezione, che gli apparteneva, deturpato dai segni di quei macellai.
Mi stesi sul letto nascondendo il viso nel cuscino.
Scorse i tagli sulla coscia. “cosa sono questi? Ti hanno ferita loro?”
“No. Questi sono miei.”
Annuì.
“Dimmi solo perché.”
“TU NON C’ERI”
“MA SEI TU CHE TE NE SEI ANDATA! Credi di sapere tutto e invece non sai un cazzo! Non sai come mi senta ogni volta che un mio collega mi fa battute sciocche sul tuo conto! Non sai cosa si provi a sapere che mia madre potrebbe essere tua nonna e io…”
“TU COSA?!”
“Tuo padre.”
“Solo noi sappiamo cosa c’è tra noi! Avevamo tutto!”
“Abbiamo ancora tutto.”
Mi disinfettò piano, in silenzio. Ma in quel rituale, dopo uno ...