1. Aprendo


    Data: 21/02/2019, Categorie: Prime Esperienze Autore: primaesperienza11

    ... incalzai, mentre intanto il bastone dal culo si era abbassato alla fica. Le labbra grosse, carnose, lo ingoiarono quasi ingorde, mentre la punta si spingeva leggermente in alto alla ricerca del clitoride. Quando lo trovai, l’acqua nel bicchiere ebbe un altro pericoloso scuotimento.
    
    “Ti ho detto di non muoverti, altrimenti...” la minacciai, senza però diminuire la pressione sul suo bottoncino sempre più sensibile.
    
    “Ooohhmm..ci ho pensato tanto, tantissimo, in...oddio, la prego... queste due settimane, Signore. Tante volte sono stata sul punto di chiamare, aprivo il telefono, digitavo il nome e...”
    
    “Sono curioso, con che nome mi avresti salvato nella tua rubrica?”
    
    “Aprendo, Signore”.
    
    “Aprendo?”
    
    Passarono un paio di secondi e quando la lampadina si accese nel mio cervello scoppiai a ridere.
    
    “Mi piace, lo trovo geniale, davvero geniale. E quindi era così che già mi pensavi? Che mi immaginavi? Che mi volevi?”
    
    Tolsi il bambù dalle sue labbra e mi portai davanti a lei. Prima che mi potesse rispondere, mi inginocchiai e la baciai. La sua bocca era già aperta, le sue labbra morbide e calde accolsero le mie, la sua lingua si intrecciò a quella che le offrivo. Per un minuto fu solo cercarsi, scoprirsi, annullarsi l’uno nel bacio dell’altra.
    
    “Baci bene, un altro punto a tuo vantaggio – dissi mentre mi rialzavo e la mano si perdeva nei suoi capelli -. Però non abituarti troppo bene, non sono sempre così buono”. E le afferrai un capezzolo, stringendolo, mentre ...
    ... si lasciava scappare un lamento animalesco.
    
    “Per par condicio, comunque, se tu hai dato un nome a me, io dovrò darne uno a te, non credi?”
    
    “Sì, Signore”.
    
    “Oggi sono buono e democratico: tu cosa sceglieresti? Hai qualche idea?”
    
    “Nessuna, Signore” rispose dopo qualche secondo in silenzio.
    
    “Nessuna? Mmmmmh, non so. Non rende completamente quello che...”
    
    “Intendevo dire che non ho nessuna idea”.
    
    Il sibilo echeggiò nell’aria, sostituito dal colpo secco che la raggiunse sul culo.
    
    “Aaahia” urlò Angela, forse più per la sorpresa che per il dolore reale.
    
    “Ti avevo avvertita, non devi parlare senza essere interpellata. O sbaglio?”
    
    “Sì...cioè no, non sbaglia, Signore. Mi scusi, Signore”.
    
    Un altro sibilo, un’altra stilettata si impresse sul suo fondoschiena.
    
    “Scuse accettate”.
    
    Le girai intorno, mi avvicinai al suo orecchio.
    
    “Sefa – le sussurrai -. Ecco il tuo nome. Sai cosa significa? È una parola turca, vuol dire piacere. Perché tu da adesso ti adopererai, ti concederai, ti farai usare per il piacere. Il mio, s’intende”.
    
    Le infilai una mano tra le gambe, due dita penetrarono la fica. Era, se possibile, ancora più fradicia. Le tolsi e le portai alla sua bocca.
    
    “Lecca Sefa, fammi vedere come sei brava a usare questa bella lingua”.
    
    Come se fosse impazzita, Angela aprì la bocca e ingoiò le dita, lappandole con ingordigia, avvolgendole con la lingua, leccando ogni traccia dei propri umori. Gliele infilai in profondità, fino a oltrepassare le ...