"E dire che ti odiavo" parte 5
Data: 28/02/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Isabella91
Ero completamente impazzita, non rispondevo delle mie emozioni. Avevo atteso quel momento per un mese intero, ed ora il freddo Riccardo mi stava rivelando chi fosse veramente fuori dalla corsia. Mi aveva del tutto depistata, alternando algidità a parvenze di attenzione, ed ora mi trovavo ad essere del tutto sconvolta per ciò che stava accadendo in quella stanza. Parlava sempre così poco di sé, era un vero e proprio mistero. Quella confidenza fisica improvvisa e tumultuosa si stava prendendo quasi gioco di me. Non mi scopò subito. Credo volesse realmente portarmi ad un limite simile alla pazzia. Scese nuovamente tra le mie gambe, riprese a leccarmi piano, con una calma esasperante. Poi d’un tratto sentii un oggetto dalla forma cilindrica e fredda inserirsi dentro di me. Riccardo lo spinse dentro dapprima con delicatezza. “Cos’è?”, sussurrai, lievemente irrigidita dall’allarme. “Shh, fidati di me”, mi rispose sinuoso. Mi calmai. L’oggetto scivolava dentro e fuori, aiutato dai miei umori. Riccardo aumentò i movimenti. Lo spingeva più in alto e più velocemente. Era duro e freddo, ma mi piaceva quella sensazione di estraneo, di artificiale. Sentii un “click”. L’oggetto iniziò una vibrazione lenta, quasi impercettibile, per poi aumentare sempre di più. Le vibrazioni divennero potenti, fortissime, dentro di me. Gemevo forte, incontrollata. Riccardo sfilò di colpo quello che si era rivelato essere un vibratore, e mi lasciò immobile, in attesa, senza dire niente. Sussultavo, ...
... respiravo rumorosamente. Avrei teso le mani verso di lui, per cercarlo nell’oscurità della mia benda, ma erano legate. “Ti voglio”, soffiai. La mia intraprendenza era smorzata dalla percezione dei nostri ruoli. Quella breve frase mi imbarazzò, uscita dalla mia bocca, come se fosse stata un eccesso di confidenza, di pretesa, nei confronti di quello che era un uomo adulto ed il mio mentore. Dapprima non mi rispose. Mi divaricò le gambe. Mi tolse la benda, mi liberò le mani. “Mi vuoi?”. Annuii, con un’espressione implorante. Entrò dentro di me con un colpo pieno, tenendomi una mano sulla testa e guardandomi fisso negli occhi. Aveva uno sguardo cattivo, beffardo. Aveva il pieno controllo di me e del mio piacere. Continuò a scoparmi con voracità, per un tempo che mi sembrò interminabile. “Sei fottutamente stretta”. Non lo riconoscevo. Così famelico, così volgare. Mi accorsi che mi piaceva da impazzire il suo gioco di potere. Anche a letto ero ancora la sua allieva. Mi afferrò il collo e mi diede un piccolo schiaffo sul viso, guardandomi con disappunto. Mi eccitai ancora di più. Poi mi trascinò con un braccio fuori dal materasso, mi sbatté contro l’armadio, quello da dove tutto era iniziato, mi prese in braccio e mi penetrò da in piedi. Con le mani mi appoggiavo all’anta di legno dietro di me, ad occhi chiusi, godendomi ogni sensazione. Poi mi fece scendere, mi voltò contro il bordo del letto, mi piegò ed iniziò a scoparmi da dietro con una foga quasi disumana. Sentivo il rumore dei suoi ...