1. Confidenze di una casalinga cap. 2


    Data: 06/03/2019, Categorie: Etero Autore: passepartout, Fonte: EroticiRacconti

    Vi avevo lasciato con il dubbio che il mio prologo fosse già un epilogo, invece comincerò da qui a raccontarvi del mio primo tentativo di portare a termine quello che amo chiamare con un pizzico di civetteria femminile: il messaggio seduttivo. Ogni mattina esco di casa per fare la spesa, vivo in un quartiere che come molti nelle grandi città sta attraversando un mutamento, dovuto al forte afflusso d’immigrati di diversa provenienza, così nella frutteria gestita da cingalesi dove amo servirmi, mi capita ormai da qualche settimana d’incontrare un uomo simpatico e dalla battuta pronta che come me compra frutta e verdura, tra occhiate e sorrisi di circostanza abbiamo cominciato a scambiare opinioni sui prezzi decisamente fuori mercato dei supermercati in ambito vegetale e qualche altro argomento. Ho scoperto così che è un uomo libero da legami sentimentali, vive là vicino e approfitta della mattina per fare la spesa perché nel pomeriggio è impegnato al lavoro. È senz’altro un uomo piacente, alto, piuttosto magro, dalla barba rada e ben tenuta, con un profumo che senza ombra di dubbio è acqua di colonia, le sue mani sono robuste ma definite; vedendole tastare con dolcezza delle pesche, ho immaginato subito come avrebbe potuto tenere saldamente fra quelle dita aggraziate i miei piccoli seni puntuti o chissà, le mie natiche rese ancora più morbide dalle gravidanze, un brivido è corso lungo la schiena a quell’immagine di me sdraiata sul letto, completamente nuda con lui accanto che ...
    ... mi bacia il collo mentre l’altra mano solletica il pube folto e scuro. Dopo qualche giorno che non c’incontravamo, una mattina appena mi vide m’invitò a prendere una caffè in un bar accanto, accettai e dopo esserci seduti, mentre le chiacchiere procedevano sul generale decadimento della società, spunto preso da un titolo esposto sul giornale che aveva con se, sentii la sua mano poggiarsi sulla gamba destra. Quel giorno indossavo un vestito di lino rosso, fresco ma allo stesso tempo così sottile da permettere a me di sentire il calore della sua mano ed a lui quello della mia coscia, accondiscesi al gesto fatto con maliziosa distrazione, in attesa del passo successivo che non tardò a giungere. Mi chiese con molta cortesia se fossi occupata nel corso di quella mattina, poichè nutriva il desiderio di recarsi in centro per vedere una mostra di quadri, ma gli seccava andarci da solo, sarebbe stato lieto di offrirmi il biglietto in cambio della mia compagnia. Era senz’altro un approccio fuori del comune, ma l’uomo m’intrigava e volevo capire fin dove sarebbe giunto dopo le moine che avevo distillato nel corso delle ultime settimane. Il viaggio sul bus mi gratificò, si pose dietro di me e con la scusa della calca e degli esigui spazi del mezzo ad ogni sbalzo, dovuto alle dissestate strade della periferia oppure alla spinta importuna di un viaggiatore, mi copriva quasi completamente col suo corpo, mostrandomi una fisicità che non mi spiaceva affatto. Sentivo all’altezza della schiena ...
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