120 - Maria i suoi cinque stupratori, e suo figlio...
Data: 11/04/2019,
Categorie:
Etero
Incesti
Sesso di Gruppo
Autoerotismo
Autore: ombrachecammina, Fonte: RaccontiMilu
... in quel momento. Non ebbi molto tempo per pensare che questa volta il nanerottolo con il super cazzo mi fece girare a pecorina e me lo infilò in figa. Santa Maria, che goduria!!! Avevo l�impressione che mi penetrasse dentro l�utero, mi toccava con la cappella in fondo al mio canale vaginale, in un punto dove le sensazioni erano veramente stellari. Questa volta l�orgasmo arrivò e mi sconvolse la mente, senza ragionare muovevo il culo, setacciavo di qua e di là le chiappe mentre lui mi sborrava senza problemi dentro la figa. Vidi il terzo uomo mettersi davanti a me inginocchiato sulla sabbia, la sua mano destra mi acciuffò per i capelli e mi attirò verso la sua piccola spada, me lo fece spompinare mentre l�ultimo di loro mi ficcava il cazzo nel culo. Mi ricordai che in pratica uno di loro quando me lo aveva ficcato dentro durante lo stupro di gruppo, io non lo avevo nemmeno sentito. Era quello che ora tenevo in bocca, ce l�aveva veramente piccolo e corto e io facevo fatica a fargli un pompino, ma lui risolse il tutto molto brevemente schizzandomi il suo sperma parecchio liquido direttamente in bocca. Io deglutii e rimasi in attesa di qualche altro cazzo pronto per la mia bocca avida che puntualmente si presentò, era il quinto del gruppo il mio Enzo. Glielo spompinai felice mentre lui me lo affondava scopandomi in bocca. Un grugnito soffocato mi avvisò che il mio inculatore stava per sborrare e difatti lo tirò fuori e mi schizzò tutta la schiena e le chiappe. Anche Vincenzo ...
... arrivò alla fine riempiendomi nuovamente la gola di liquido spesso e caldo. Sorrisi a tutti loro e loro mi accarezzarono chi il viso chi i capelli, quindi risalirono sul pedalò e se ne andarono. Wow, che goduria, era stato bello, ancora una volta il mio macho mi aveva fatta godere alla grande. Tornammo a casa verso le venti, era ancora giorno e il caldo era abbastanza opprimente. Ad un centinaio di metri da casa mia, lo salutai con un bacio, scesi dalla macchina e a piedi feci ritorno presso la mia abitazione.Il giorno dopo andai al mercato e sentii una donna che parlava con un'altra, mi parve di capire che era morto qualcuno e aguzzai le orecchie. Era un uomo, si chiamava Vincenzo ed era morto la sera prima verso le ventuno. Era successo mentre percorreva la litoranea marina per far ritorno a casa, in una curva aveva perso il controllo della vettura e dopo aver sfondato il guard-rail, era precipitato sulle rocce che scendevano a picco sul mare. Sconvolta, tornai a casa senza più nemmeno fare la spesa, mi chiusi in camera, mi buttai sul letto e piansi tutte le lacrime che avevo. Trascorsero da allora, altri nove anni, durante i quali mi calai nuovamente nella veste della santa donna tutta casa e chiesa. Mio figlio, a mano a mano che cresceva, assomigliava sempre di più a suo padre e sempre di meno a mio marito. Mi pareva di avere ancora Vincenzo lì vicino a me quotidianamente. Luca era un bel ragazzino, un po� riservato, molto timido e introverso. Un giorno, mi presentò una ...