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Punita
Data: 16/04/2019, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: vincenzovitobello6@gmail.com
Punita (ff-mmmmf-dom) Ho conosciuto Elena al mercato di Ostia, un sabato mattina di primavera, alla prima ondata di caldo. Entrambe stavamo cercando di acquistare dei sandali, e siamo state insieme un po’ di tempo in giro per le bancarelle, tra gli abiti, le scarpe e le collane. Avevamo la stessa età e stavamo studiando entrambe per la maturità, ma anche se abitavamo nello stesso quartiere non ci conoscevamo. Non sono mai stata lesbica, eppure, eravamo attratte l'una dall'altra, reciprocamente. Lei è una ragazza molto carina con gli occhi scuri, i capelli neri a caschetto e un bel sorriso. Dopo un paio d’ore trascorse tra il mercato, il centro commerciale e il McDonald's, l'ho accompagnata a casa in bicicletta, verso la pineta, dove viveva. Da quel momento siamo diventate molto unite, uscendo insieme almeno due volte a settimana. Era trascorso circa un mese quando siamo state invitate a una festa da Gianni, un suo amico che le faceva il filo per portarsela a letto, e di cui Elena era invaghita. Elena aveva bevuto un po’ troppo e fumato una canna, quando mi propose di andare nella camera da letto di Gianni. Una volta lì, iniziò a baciarmi all’improvviso e quasi mi strappava il vestito, per toccarmi il seno. Mi ha sbattuta sul letto, mi ha baciata il viso e il seno, e mi ha sollevato la gonna per leccarmi. Quando oramai mi ero arresa a questa nuova sensazione, lei mi si è messa a cavalcioni sul viso, in un 69, e ho visto che non indossava le mutande. Eravamo entrambe molto ...
... arrapate e ci siamo leccate fino a godere, nel sudore. In seguito, è stata molto silenziosa e l’ho vista anche piangere, e ho capito che anche per lei era stata la prima volta con una ragazza. Dovevo andare a prenderla la sera successiva, ma a casa hanno aperto i suoi due fratelli maggiori, Mario e Carlo. Mario mi disse che Elena aveva confessato a sua madre di aver fumato una canna, di essere stata a letto insieme a me, e che per questo motivo Gianni, umiliato davanti ai suoi amici, tradito per un’altra donna, aveva lasciato Elena. Per tutta la giornata, Elena non aveva fatto altro che piangere, dicendo di essere stata lasciata per colpa mia. Mario, un ragazzo molto robusto, impelagato nel racket di Ostia, in modo molto alterato, mi disse che aveva promesso a sua madre che mi avrebbe punita, per aver fatto stare male Elena e per aver gettato l’onta sulla famiglia intera. Con ciò sbattè la porta e mi lasciò lì impietrita. Non ero riuscita a pronunciare neanche una parola. Due giorni dopo stavo camminando per il lungomare per andare a trascorrere una serata al curvone con la mia comitiva, quando un gigantesco fuoristrada si fermò accanto a me. Lo guardai perché era impressionante, colore verde militare, finestrini scuri. Mi stavo chiedendo come avrebbe fatto a parcheggiare, quando quattro uomini robusti di circa 30 anni saltarono fuori e mi trascinarono a forza sul sedile posteriore. Subito il SUV accelerò verso la Colombo, e si fermò in un posto isolato nella pineta. “Noi siamo ...