1. Notte di guardia


    Data: 24/06/2019, Categorie: Sentimentali Autore: samas2, Fonte: EroticiRacconti

    Affondo il viso fra le sue tette, massa gelatinosa ondeggiante, che mi avviluppa quasi a soffocarmi piacevolmente. La sua figa, incredibilmente gonfia, calda e odorosa, famelico divoro e ne sono divorato. Le sue natiche burrose si aprono ai miei colpi, ora che la sto prendendo da dietro. Per Sonia non sono un cliente qualsiasi, ma uno molto speciale: ci concediamo tutto ciò che vogliamo. - Sonia, mi vuoi sposare? - Ma se sei già sposato! Poi, sposare te? Non sono mica matta! Insieme ci divertiamo, è bellissimo giocare e scopare con te, ma manca sempre qualcosa: la tua mente fluttua, sei altrove. Il pomeriggio è trascorso veloce ed ora mi dirigo in ospedale per svolgere il mio turno di notte in terapia intensiva. “In questo mestiere, dopo i 50 anni o diventi primario o diventi matto…” Così sentenziava il mio carissimo e simpaticissimo collega Pietro, rivolgendosi al nostro Direttore di quel tempo. Sono pazzo da un po’ di anni e non me ne sto rendendo conto: forse si vede, però. Ho parcheggiato l’auto e cammino nella fredda sera ovattata dalla nebbia che viene dal mare, a qualche chilometro più in là, ad est, e avvolge e occulta le cose. Desidererei essere in una dimora accogliente circondato dal calore delle mie cose e dei miei affetti. Già, gli affetti…Ne ho fatto strame con la mia stupidità. Marca-schede. Dialoghi - Dottore ancora di guardia ? (“alla sua età”, pensano senza dirlo) - Arrivi o vai? - Buona notte. - Poi pensi : “Come mai le infermiere sono sempre più giovani e ...
    ... belle?” Passo davanti alla cappella, mi affaccio: è deserta. Lui non riesco a guardarlo, sono troppo indegno. Mi rivolgo a Sua madre, vorrei piangere davanti alla sua dolcezza e irrorare l’aridità che mi consuma, ma i miei occhi non hanno lacrime. Butto alla rinfusa gli abiti nell’armadietto metallico e indosso la mia divisa azzurrina: ecco che inizia un nuovo turno di guardia. Gli anni passano e guardi alla vita con disincanto senza progettualità, scompare nel tempo l’emozione esaltante del lavoro notturno delle prime guardie, ma ne rimane l’ansia in questi periodi così conflittuali. E poi, sei li nella “gabbia” dove i monitor e la strumentazione sembrano prevalere per importanza e per imponenza sui pazienti, chiusi in sogni che non possiamo sondare, muti nella loro claustrofobica condizione. Come è facile desiderare di fuggire da quella situazione contraddittoria che grida silenziosamente un bisogno di senso, che è anche il nostro, ma lo fa più acutamente e drammaticamente. Sono stanco, a volte mi sento inadeguato al mio compito e vorrei porre fine a tutto questo e scappare ma, son qui, e ci sono loro, i pazienti che mi sono affidati. Mi stacco dalla cartella elettronica, dai dati e mi avvicino ai letti. Dove non c’è nulla di nuovo da fare e la condizione del paziente appare stabile, guardo e magari accarezzo un volto, un capo. So cosa passa per la testa dei miei giovani colleghi, che non hanno più professionalmente bisogno di me, e sono, ormai, molto più bravi: "Il vecchio ...
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