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Il giudizio di paride - 1, la festa di nozze
Data: 15/08/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad
... Rimettiamoci al giudizio di nostro padre Zeus: lui conosce i nostri meriti e saprà ben valutare chi è più degno della mela fra noi tre.” Apollo chinò graziosamente la testa in segno di assenso e ad Efesto non rimase che accettare anche lui. La Coppia Reale sedeva a fianco degli sposi, al posto d’onore. I tre si avvicinarono. Ares sorrise a Teti, pallida sotto il velo nuziale, poi si inchinò alla Madre e infine, rivolgendosi rispettosamente a Zeus: “Padre, - disse – veniamo a te per risolvere una questione che rischia di turbare l’armonia tra i tuoi figli. La perfida Ate ha lasciato questa mela d’oro destinandola al più gagliardo di noi e solo tu puoi sciogliere il dilemma ed emettere un verdetto, che noi accetteremo senza recriminazioni.” Zeus non rispose, ma si limitò a tendere la mano verso Efesto, che però si ritrasse e lo fissò torvo. “Dammela!”, gli intimò allora il Dio Supremo. E quando l’ebbe in mano: “Al più gagliardo…”, lesse piano. “Distruggi quella mela. – gli bisbigliò Era, sporgendosi verso di lui – Da quella strega di Ate non vengono altro che guai.” “Quello che è fatto, è fatto. – le rispose però Zeus – Ormai non si può più tornare indietro.” E rivolgendosi ai figli: “Bene, sentiamo le vostre ragioni. Perché questa mela dovrebbe essere tua, Efesto?” “Perché? – fece il Dio esasperato, allargando le braccia come a comprendere tutto quello che li circondava – Guardati attorno, padre: chi ha costruito queste sale? Chi ha ...
... cesellato con opera mirabile i gioielli che vi adornano? Questo tuo figlio sciancato! E chi ha forgiato con sapienza gli strumenti che usano gli umani e le stesse armi con cui Ares si copre di gloria sui campi di battaglia? Il tuo figlio sciancato, padre Zeus, battendo gagliardamente con maglio e martello sulle incudini dei Titani nel cuore rovente della Terra!” “Va bene, va bene. – lo interruppe Zeus – Abbiamo compreso e te ne riconosciamo il merito. E tu Ares?” Il dio si guardò intorno con aria sicura. “Padre Zeus, - cominciò – il mio divino fratello dice il vero: è a lui che dobbiamo tutte le comodità che rendono la nostra vita degna di essere vissuta, e alla gagliardia del suo braccio infaticabile dobbiamo le armi per le nostre guerre. Ma è la gagliardia di queste braccia, - tuonò, flettendo i poderosi bicipiti – è la gagliardia di queste mani che le porta in battaglia, dove più infuria la mischia sanguinosa! E’ la gagliardia di questo petto – e si batté col pugno i pettorali, possenti come lastre di granito – che infonde coraggio agli eroi e disanima i vili mettendoli in fuga! Per non parlare…”, aggiunse, abbassando gli occhi con finta modestia e con finto pudore tirandosi giù il davanti del succinto gonnellino, che lasciava indovinare ben altre gagliardie al suo disotto. “Conosciamo la maestria e le prodezze dei nostri fratelli, Padre Zeus, - lo interruppe però il divino Apollo, facendosi avanti – e mai ci sogneremmo di metterci in competizione con loro, se fosse un ...