1. La goccia scava la pietra- parte 2


    Data: 16/08/2019, Categorie: Sesso di Gruppo Autore: Zindo

    ... curiosità e la paura”
    
    “Paura di chi? Di che?”
    
    “Non lo so, paura e basta. Paura di quello che potrai pensare tu di me dopo il fatto, se il fatto dovesse succedere, per esempio”
    
    “Io penserei semplicemente che finalmente ci siamo decisi e ti amerei ancora di più perché capisco che ti costa un poco farlo, ma non sarai solo tu, saremo io e te. Dai ne abbiamo parlato tante volte..”
    
    “Per gioco. Ne abbiamo parlato per gioco. Tu non stai giocando più”
    
    “Io voglio cominciare a giocare davvero, invece. Lo chiamo? Lo faccio salire? Scendiamo giù noi?”
    
    “Dammi ancora un poco di tempo”
    
    “Perdiamo l'opportunità?”
    
    “No. Non la perdiamo, ma lascia che mi riprenda mentalmente. Aiutami a farlo davvero questo passo”
    
    “E' quello che sto facendo”
    
    “Non così, stupido. Non a parole. Scopami tu, adesso e convincimi con metodi più persuasivi, a colpi di cazzo, non a parole...e dai..non stare impalato...scopami”
    
    Silvia saltò addosso al marito con una foga non immaginabile in una come lei e con modi ancora più strabilianti, come se fosse assatanata in preda a voglie irrefrenabili e volesse sbranare il suo uomo. In effetti lo sbatté sul letto, gli strappò quasi i vestiti ...
    ... di dosso, palpeggiò solo un attimo il cazzo appena turgido, in quel momento, per poi tuffarsi su di esso con la bocca famelica, per leccarlo, introdurselo in bocca, pompinarlo con veemenza mentre palpeggiava i testicoli con una mano e si aggrappava al corpo di Alvaro come una bestia in calore, premendo forte le dita fino a lasciare i segni sulla pelle. Il cazzo di Alvaro rapidamente divenne duro e teso e Silvia volle fruire di quella rigogliosa erezione, piazzandosi lei, a cavalcioni sul corpo del marito, lasciandosi penetrare dal basso dentro la vagina e cavalcando lei, come bestia indomita, l'uomo supino sul letto.
    
    Sembrava una cavallerizza su un cavallo imbizzarrito e si dimenava come mai aveva fatto prima. Era davvero andata fuori di testa e totalmente travolta dalla libidine quando disse: “Dai, spicciati, chiamalo. Che venga se deve venire, ora sì, ora lo voglio, vi voglio. Chiamalo”
    
    Alvaro sorrise felicemente e allungò un braccio per recuperare da dentro i vestiti il telefonino. Compose un numero.
    
    Al piano di sotto, nella tasca di Zindo squillò la suoneria del telefonino.
    
    La storia non potrebbe finire con questo squillo.
    
    Infatti, non finisce qui.. 
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