Il prof di disegno
Data: 18/08/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: crigio
... uno e così ci pensa lui”, si affretta a precisare Gabriele.
“Piacere, Guido!”, fa il prof.
“Piacere mio, Giorgio… ehm… Giò!”, ricambio.
“Giò, eh? Mi piace, Giò!”, dice il bel David, ed io cerco di capire se si riferisce a me dandomi del lei oppure se parla solo del mio nome. Un sorriso a mezza bocca, che rivela dei denti bianchissimi e perfetti, mi scioglie e smetto di arrovellarmi il cervello abbandonandomi al suo fascino disarmante.
Mi scuoto: Gabriele mi sta fissando complice. Ha capito che il prof non mi è indifferente. “Andiamo zio, va!”, mi fa, sfottendomi un po’. “Ciao, prof! A domani!”.
“Aspetta, Gabri! Dimentichi un pennello!”, lo richiama Guido. Mi volto e tendo il braccio per raccoglierlo. Rimaniamo uno di fronte all’altro, per un momento che sembra un’eternità, a tenere ciascuno un capo del pennello, guardandoci negli occhi. “Le piace… ehm… TI piace l’arte?”, mi chiede.
“Che… che cosa?”, domando impietrito.
“Sì che gli piace! È un esperto di arte!”, interviene mio nipote.
“Sì… sì, mi piace. Sono stato a qualche mostra, su a Milano, e alcuni artisti mi hanno davvero rapito”, rispondo infine io.
“Sai: il prof è anche pittore!”, si inserisce ancora Gabriele e fa di nuovo quel suo sorrisetto impertinente. Sbaglio o ci sta facendo da Pigmalione? “Ho un’idea! Perché non gli fa vedere le sue opere, prof?”, esclama allora il ragazzino.
Mi giro verso di lui e sgrano gli occhi per frenare quella sua esuberanza. Lui però è un fiume in piena. ...
... “Sono quadri davvero belli, sai zio? Devi assolutamente vederli!”, continua, e riemerge quel tono effeminato di poco fa.
“Se le fa… ehm… se TI fa piacere, vengo a vederli volentieri”, chioso, rivolgendomi al prof.
“Stasera può andar bene?”, mi chiede lui.
“Stasera…? Ma veramente… sono appena arrivato… Mia sorella…”, farfuglio.
“Oh, zio! Ci penso io alla mamma, tranquillo!”, squittisce Gabriele.
“O… ok allora. A stasera!”.
“Gabriele conosce il mio indirizzo. Ti aspetto. Vieni quando vuoi!”, mi conferma Guido. Quindi si volta e torna alla cattedra a raccogliere la sua roba, mentre noi usciamo dall’aula.
“E’ un gran figo, non è vero?”, mi chiede mio nipote una volta fuori.
“Sì, lo è”, rispondo. “Ma tu da quando sei diventato così… così… diciamo appariscente?”.
“In che senso?”.
Mi pento di avergli fatto quella notazione e mi rimangio tutto. “Niente niente! Lascia stare!”.
Per tutto il giorno mi sento in confusione: provo a distrarmi con mia sorella e Gabriele, ma continuo a pensare a quegli occhi blu che mi sono entrati nell’anima. Nel tardo pomeriggio mi decido finalmente ad uscire di casa. Prendo in prestito l’auto di mio cognato e mi dirigo verso casa di Guido. È una villetta poco fuori città, con un prato all’inglese: molto carina, ma niente di pretenzioso. Suono il campanello e dopo pochi secondi apre la porta.
“Ti aspettavo: entra!”, mi fa senza tanti convenevoli. Indossa una maglietta molto scollata, che lascia intravedere il petto glabro e ...