Al cul non si comanda
Data: 11/10/2019,
Categorie:
Etero
Autore: annalisa62
Non vi aspettate chissa’ che, e’ un breve racconto, e’ il racconto di una notte strana ed agitata.Ero in ospedale da un paio di giorni , non ero io a star male ma mio marito. Un piccolo infarto, una corsa in ospedale e un intervento di by-pass. Fortunatamente era ancora vivo ed era uscito dalla terapia intensiva , ora era nella stanzetta.Da quando era uscito dall’UTIC non tornavo a casa nemmeno per lavarmi la faccia. Avevo passato gli ultimi due giorni al suo capezzale. Quella notte finalmente riposava ma io seduta su una di quelle sedie di ospedale che sembrano fatte apposta per tenere svegli sentivo ora gli effetti di tutto lo stress e della tensione nervosa che si erano accumulati. Avrei potuto approfittare del suo sonno per stendermi un po’ sull’ altro lettino ma sapevo che non sarei riuscita a dormire, cercavo di stancarmi per far arrivare il sonno. Quella sedia dura mi premeva sul culo e sulla fica, cercavo di trovare una posizione piu’ comoda ma non c’era verso, cominciavano a dolermi pure le reni.Stringevo le chiappe per alleviare il fastidio e poi le rilassavo ricavandone un po’ di sollievo. Dopo un po di questi esercizi mi accorsi che mi era venuta una voglia prepotente di prenderlo nel culo. Era una sensazione strana, mi era capitato di eccitarmi e di desiderare di essere chiavata ma quel movimento stringi e rilassa mi aveva stimolato l’ano che adesso pulsava e ogni volta che lo stringevo sentivo crescere la voglia e bagnarmi la fica. Mi e’ sempre piaciuto essere ...
... inculata, pratichiamo il sesso anale da prima di sposarci ma quella voglia prepotente non l’avevo mai provata. Forse la causa era anche nella stanchezza e nel nervosismo. Dovevo prendere un po’ d’aria, dovevo alzarmi da quella sedia tentatrice, cosi’ scrollai dolcemente mio marito e gli dissi che sarei andata a prendere un po’ d’aria e a fumare una sigaretta sulla scala antincendio. La notte gli infermieri lasciavano socchiusa la porta tagliafiamma che dava sulla scala antincendio proprio per consentire a loro stessi e a qualche familiare dei pazienti di fumare qualche sigaretta. Uscii dal reparto e mi misi a fumare una sigaretta sedendomi su uno dei gradini metallici della scala. Dopo nemmeno un minuto mi raggiunse uno degli infermieri, si appoggio’ alla balaustra e accese una sigaretta. Era giovane, forse nemmeno trenta anni, bruno, atletico, fumava e guardava me seduta sul gradino della rampa che saliva al piano superiore, cercava il modo per attaccar discorso. Io avevo la gonna e non mi ero resa conto, o forse mi ero resa conto benissimo, che avevo allargato le gambe. Ero senza calze e l’aria fresca della notte mi rinfrescava quello che la sedia aveva acceso di una voglia potente. Io potevo avere l’eta’ di sua mamma ma ho belle gambe e sono pienotta , curvy si direbbe ora, i gradini forati della scala erano freschi e l’aria circolava, un vero sollievo. Ma lui che fumava di fronte a me puntava i suoi occhi sulla patta della mia mutanda che era gonfia per la grossa vulva che ...