La prima volta che abbiamo fatto sesso anale, io e te
Data: 12/10/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Aphra
Non sei il tipo di maschio che ha quel chiodo fisso lì, non necessariamente. Ma un giorno, mi è scivolato un orecchino dalle dita; e tu, che hai sentito dall'altra stanza la mia imprecazione interrotta, hai fatto capolino nella camera da letto per vedere che cosa stesse succedendo. Mi trovi lì, con la mano in aria e il palmo vuoto, mentre l’orecchino rimbalza come il rumore di un sassolino; sbatte contro la gamba di un tavolino e rotola verso una parete, sotto il mobile dove tengo i libri da finire di leggere. Lentamente sono scesa sulle ginocchia, mi sono piegata all’indietro e ho dato uno sguardo sotto il mobile. Anche tu ti sei chinato. A quel punto, mi sono allungata in avanti verso l’orecchino che – ovvio! - è finito nell’angolo più distante. Con la coda dell’occhio, ti ho visto alzarti di scatto; e qualche attimo dopo ti ho ritrovato con gli occhi appoggiati sul mio sedere rotondo. È stato in quel momento che hai provato per la prima volta il desiderio di mettermelo dentro, di possedermi anche lì. Ma me lo avresti confidato tempo dopo. Più io mi abbassavo sotto quel mobile, più il mio sedere si alzava. “Preso!” - sono riemersa trionfante con l’orecchino stretto tra le dita; ed è come se per un attimo avessi presagito la tua pulsione. Mentre il tuo sesso ti si tendeva nelle mutande. Hai iniziato a coltivare questo desiderio segreto, a nutrirlo immaginando le sensazioni che avrei potuto provare, lo scenario in cui sarebbe accaduto, ma più che altro le mie reazioni. E di ...
... riflesso le tue. E ti masturbavi provando a immaginarci. Non volevi parlarmene e non l’hai fatto per un po’. Hai atteso paziente, come un cacciatore attende la preda. Poi è arrivato il momento. Sono pochi mesi che scopiamo e i nostri incontri non hanno ancora smesso di cambiare, non siamo ancora caduti nella routine. Siamo ancora tanto curiosi di scoprirci l’uno con l’altra, ci sono ancora dei momenti in cui basta il nostro odore e il nostro respiro per eccitarci tantissimo. Quella sera, abbiamo cenato a casa e, non ricordo come, il discorso è caduto su “Ultimo tango a Parigi”. Ci siamo scambiati sorrisetti complici e ho visto una luce di consapevolezza nel modo in cui mi hai guardato e ho immaginato che, in quel lasso di tempo, tu avessi percepito il mio desiderio, lo stesso tuo. L’ho capito, l’ho interpretato. Ci siamo stappati una birra dopo cena, sul divano. “È sabato e ci concediamo tutto!” - È quello che ti ripeto spesso, sempre con quell’aria maliziosa, con quell’idea di sottindere qualcosa di altro. “Proprio tutto?” – mi domandi, allungando una mano verso di me. Affondi le dita tra i miei capelli, lunghi e fluenti, e le porti alla base della mia testa; mi stringi a te mentre io piego la testa sulla tua spalla in un gesto di tenerezza e ritrosia. “Tutto!” – rispondo, con un anelito di voce. Mi alzo, impetuosa, dal divano e mi piego verso di te per baciarti le labbra; sono morbide e a quel punto le mie si aprono cedevoli alla tua lingua. La sento frugare e assaporarmi, ...