1. Sola col capo


    Data: 19/11/2019, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Molly B

    Ammiro il mio giovane collega trascinarsi nell'ufficio del capo; sono rimasta ben oltre l�orario di lavoro solo per questo. Coso, come l�ho "amorevolmente" soprannominato, &egrave un ragazzetto noiosino, lecchino e viscidino. &egrave il cocco del capo, ma l'errore che ha commesso &egrave troppo grande per essergli perdonato. E lo sa.Lo sa? Mezz'ora dopo, esce raggiante e baldanzoso. Mi si avvicina mentre fingo di compilare dei documenti."Il capo vuole parlarti". E se ne va.Ora? A me? Che palle� Appena assunta, io e il capo avevamo una simbiosi particolare, un�affinità intensa. Avevamo flirtato a lungo, confidandoci le reciproche voglie, ma senza mai fare un passo concreto. Quei suoi occhi azzurro ghiaccio, le mani grandi, le spalle larghe, quel suo essere dannatamente attraente in ogni situazione, non erano bastati a me per trovare il coraggio di cedere. Anche lui, specularmente, alle parole non aveva mai fatto seguire un gesto concreto... vivevamo di voli pindarici, direbbe qualcuno. Poi, con mio dispiacere, l'idillio era scomparso, complice anche il suo farsi abbindolare da Coso. Non avevo smesso di fantasticarci, ma ormai...Entro nel suo ufficio, tra l'irritato e lo sbrigativo, e trovo il suddetto capo a fissarmi con aria più cupa del solito."Dice Coso che vuoi parlarmi"."Coso ha un nome, ragioniera" ribatte lui, secco.Di nuovo? "Ed io una laurea. Dimmi"."Dovresti mostrare deferenza. Dipende solo da me se conserverai il posto".Ma che cazz... mi siedo. Ho decisamente ...
    ... bisogno di sedermi."Da quando rischio il posto?""Da quando hai fatto un casino coi fiorentini".Quella frase ha su di me l�effetto di una secchiata d'acqua santa sul Diavolo in persona."Io?!?!? Ma se ha gestito TUTTO Coso! Gli ho ripetuto VENTI volte che stava sbagliando, ed ha continuato a fare di testa sua! IO rischio il posto?" gli urlo, furiosa. Lo vorrei prendere a schiaffi."Calmati... lui ha dato una versione diversa" mi sento rispondere. Il suo tono pacato e lento mi irrita ancora di più."Fotte sega quel che dice!" continuo, evitandogli la più classica delle imprecazioni venete, capace di scomodare tutti i santi del Paradiso in una volta sola."Sei tu a dovergli insegnare il lavoro" continua. Fossi stata più lucida, avrei notato che la sua calma &egrave solo apparente."Cazzo vuoi che gli insegni, lo ha capito da solo che gli basta fare il lecchino con te!"L'espressione del capo cambia all'improvviso. Riconosco la rabbia. Ops. Si alza, gira attorno alla scrivania in un lampo. Per non doverlo guardare dal basso mi alzo anch'io. Mi sento a disagio ma non mi ritraggo: ho pur sempre ragione!"Primo" ringhia, con voce roca e controllata a stento, puntandomi in indice contro, "non sopporto le donne sboccate. Secondo, guai a te se mi metti ancora in dubbio. Terzo, se dico che &egrave colpa tua allora &egrave colpa tua"."Ma guarda che...""Ma guarda che NIENTE! Inventati una buona ragione per continuare a lavorare qui, o sei licenziata!" adesso &egrave lui ad urlare, col viso arrossato ...
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