1. Quel rubino


    Data: 21/11/2019, Categorie: Sentimentali Autore: senzaidentità

    ... che dialogavano di uomini, donne e chissà che altro che amano di tutto e in qualsiasi maniera. A volte al limite del ridicolo o dello scabroso. Prese a camminare con lui, sottobraccio, dimenticando che la faccia angelica quasi male accostata al corpo alto e forte di ragazzo, che non vede l'ora di crescere e forgiarsi, non potesse continuare ad ascoltare i suoi programmi sul futuro e le sue idee calde all' infinito senza colorarsi di voglie e di pensieri su di lei. "Senti, accompagnami un attimo a fare un regalo." La interruppe. "Per chi?" "Lo devo dare a una ragazza." Passarono in faccia a una gioielleria, lui nella vetrina vedendosi riflesso con lei divenne astasico. All'interno, in mezzo ai bagliori ed alle trasparenze di gioielli e alle iridi abdotte di un commerciante furbo non ebbe niente da ridire per quella cosa scelta da lei. Catena bianca vestita, incordata, trapassata come lui dalle doti scarlatte e sconosciute della pietra venata di luce. A sollevare il ciondolo a forma di cuore e a farlo ondeggiare tintinnava di una risata argentina. Alla maniera delle labbra di lei. Qui preziosi rubini tagliati a gradini. Gli venne di prenderla per mano ma attese di ritornare in strada. Alcune volte si convinceva di stare sognando, si diceva che erano un prolungamento del sonno quegli attimi visionari e che gli amici devono restare amici. Perché fatto il passo verso una maggiore confidenza, dopo, se tutto finisce non resta che il ricordo isterico dell'amica che non desideravi ...
    ... perdere. Dopo averla vista la lasciava in fondo al pomeriggio, sulla strettoia della strada a rientrare il portone di casa da sola. Lui non veniva per non farsi vedere dai genitori e non essere preso per sfacciato e rifaceva tutto il sentiero a ritroso. Non gli dispiaceva quella passeggiata doppia, estenuante, per quanto polverosa e scomoda fosse la strada. Ogni volta che si separava da lei fingeva che niente fosse cambiato ma tutto era mutato. Ogni sera andando a letto nella curva della finestra ad arco della sua camera ci trovava quella delle sue sopracciglia e di questo si eccitava. Godeva del materializzarsi del colore della sua bocca col sorgere del sole e della cenere usata al posto dello shampoo. Sentore misto a quello del caffè che le sentiva sul collo. Sul collo che mordeva. Il suo sogno divampava, accompagnarla a casa non era più sufficiente. Non gli bastava più vederla piegarsi su sé stessa e mordersi la bocca nel tentativo di nascondere ogni spasimo d'orgasmo preso dalle proprie mani nella notte; sempre più piano per non farsi sentire dal fratello che a fianco a lui dormiva fingendosi affetto da acusia per non imbarazzarlo. "Allora per chi era?" Gli domandò chiudendogli dietro la porta del pensiero e quella del negozio. "Per te." E a lei parve che le stesse cadendo via la tuta e l'abito di pelle e la costituzione. La gabbia toracica, i polmoni e il cuore. Il cervello le si riempì di liquido sanguigno come agli affetti da emorragie, le si imporporarono le guance di ...