il treno per Venezia
Data: 12/11/2017,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: risoamaro_m, Fonte: RaccontiMilu
Sono le ventitre e trenta di una fredda notte, sto in piedi lungo il binario numero uno della stazione di Tarvisio, il vento pungente mi costringe rannicchiarmi tutto dentro il collo del mio giaccone. Il fastidioso suono del campanello che annuncia l�arrivo del treno copre parzialmente il rumore dei passi di un altro viaggiatore che si appresta a salire sul treno con me. Lo guardo mentre sale, altro spalle larghe, capelli brizzolati, età apparente sui 40, e insieme percorriamo il lungo corridoio dove ci sono dei scompartimenti. Nei primi quattro ci sono delle persone che dormono, quinto il sesto sono chiusi, e solo l�ultimo risulta aperto e accessibile. Appena entrati ci sediamo entrambi davanti al finestrino, lui si gira e ripone la piccola valigia sopra l�apposito ripiano, mentre io mi siedo e lo guardo. Per un lungo istante i nostri sguardi si incrociano, e il silenzio viene rotto dallo sferragliare del treno che riparte. Guardo fuori e cerco di riscaldarmi rimanendo ancora con il mio giaccone tutto abbottonato, quando improvvisamente la porta dello scompartimento si apre e una grassoccia donna nella divisa delle ferrovie dello Stato tutta sgualcita con i capelli spettinati il rossetto sbavato, con l�aria trasandata ci chiede il biglietto in maniera rude e poco cortese. Entrambi la guardiamo e ci rendiamo conto che all�aspetto di una persona che ha dovuto lasciare un piacevole momento per venire a timbrare i nostri biglietti. Espletato il controllo si gira e se ne va ...
... lasciandoci soli nello scomparto.�Che bei tempi, quando passava un controllore, in genere un signore pulito ed elegante con baffetti da sparviero che gentilmente ti chiedeva il biglietto, mentre faceva gli occhi dolci alle signore.�Commenta l�altro viaggiatore mentre io con un sorriso annuisco con un gesto del capo a conferma di quanto ha detto lui.�Mi chiamo Franco, sono il portiere notturno di un albergo qui a Tarvisio, non lontano dall�uscita dell�autostrada, e dalla divisa lei mi sembra un autista, di quelli che portano autobus fino alla frontiera, poi prendere il treno per tornare a casa.�Lo sguardo stupito, sembra molto informato, nel pronunciare il suo nome a teso la sua mano destra verso di me presentandosi.�Piacere mi chiamo Mario, ed effettivamente sono un autista di Bus, e la sua supposizione è perfetta infatti sto tornando a casa.Lo guardò in silenzio, è un bell�uomo, mani curate viso rasato, ed ha un aspetto pulito e ordinato.�Ho una profonda ammirazione per voi autisti, soprattutto perché vi vedo manovrare quei bestioni mastodontici, con una semplicità è una tranquillità veramente impressionante, e poi in fondo i nostri lavori sono consequenziali, dove finisce il suo quando arriva all�hotel, inizia il mio, nel ricevere, ospitare, sfamare, e far riposare le persone che lei trasporta. Conosco molti autisti, che spesso quando sono alla frontiera si fermano per riposare nel mio albergo e ripartire il giorno dopo, chissà quante avventure strane le saranno capitate, ...