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Argomento a piacere
Data: 21/02/2020, Categorie: Incesti Autore: fabrizio
Niente, questa sera non c’è proprio verso di avere un po’ di tranquillità; un po’, lo so, è la tensione per l’esame di domani; ma sono soprattutto queste pareti di cartongesso che non riescono a trattenere il cigolio del letto proveniente dalla stanza dei miei genitori. Cosi busso alla porta con l’intento di far presente che il sesso coniugale ci sta pure, ma per favore, alla vigilia di un esame, magari anche meno sguaiato… ma la porta, evidentemente solo appoggiata, si spalanca lasciandomi intravvedere una scena di rara malinconia: lei, la camicia da notte sollevata in vita che lascia immaginare il suo grosso seno penzolante, è appoggiata alla testiera del letto con lo sguardo fisso in avanti, pare intenta a pensare alla sostituzione della carta da parati o alla compilazione dell’elenco della spesa; lui, che con la regolarità e prevedibilità di un metronomo, la sta penetrando di dietro mentre le mani non allentano una presa disperata e rassegnata ai suoi fianchi. Non un fiato, non un ansimo, non una goccia di sudore. Un amplesso meccanico che potrebbe proseguire per giorni, temo, o quantomeno fino al completamento della lista della spesa di lei, dell’esaurirsi della carica a molla di lui o, cosa più probabile, del collasso finale della testiera del letto. A volte penso che di quella noia, di quella scontatezza si possa anche morire, giorno dopo giorno. Della banalità e della ripetitività della sceneggiatura - lui che fingendo sbadataggine tenta una penetrazione anale, lei ...
... che si ribella smanacciandolo via, lui che “scusa, mi sono sbagliato”, le che “sbagli sempre buco”, lui “che ci sarà di male?”, lei “il sesso senza amore non mi va”, lui “ma anche il sesso senza fantasia non è granchè” - in una litania di biasimi e rinfacciamenti, di sordi rancori, finte complicità e pudici orgasmi che temo riempia gran parte delle loro esistenze; e mi ritorna in mente quel riff sparato a manetta nelle cuffie che urla “I hope I’ll die before get old”. Poi altre volte, l’incoscienza dei miei vent’anni prende il sopravvento, e con essa il pensiero che il futuro è tutto ancora da scrivere, e che ognuno è scrittore della proprio romanzo e coautore di quello di chi lo circonda. Altre volte come ora, ad esempio. Cosi mi abbasso i pantaloni, e offro la mia erezione alla sua bocca, dapprima riluttante, poi inaspettatamente accogliente. Sento le sue labbra secche inumidirsi e ammorbidirsi; probabilmente la lista della spesa è momentaneamente accantonata quando sento la sua bocca dischiudersi e farmi entrare; sento i denti e la lingua accarezzare e giocare con il mio glande senza alcun imbarazzo e ritrosia, e penso che forse per entrambi, rimossa la cenere superficiale, è ancora possibile far tornare la brace ad ardere; allungo le mani e riesco a raggiungere il suo seno, accogliendolo soffice nel palmo della mano e donando turgidezza ai capezzoli che pizzico fra pollice e indice. Sento la sua eccitazione ammorbidire e inumidire il cavo orale, così ne approfitto per osare ...