1. Dar figli alla patria


    Data: 10/05/2020, Categorie: Incesti Autore: taboo

    Il governo fascista ti inviava 5000 lire se mettevi al mondo sette o più figli. Una cifra impressionante per l'epoca. Senza contare gli assegni familiari e le polizze d'assicurazione, altrettanto ragguardevoli.Mio padre sposò mia madre per sfuggire alla tassa sul celibato. Non so prima di sposarsi cosa facessero, ma sicuramente erano dei poco di buono. Non fu un matrimonio per amore; ma i soldi cheguadagnarono con il premio nuzialità gli permisero di abbandonare ciò che stavano facendo e di ritirarsi in campagna, comprando un piccolo pezzo di terra con una casetta e una minuscola stalla, dove poterono dedicarsi all'agricoltura e all'allevamento; lontani da ogni centro abitato, in modo da evitare le noiose quanto estenuanti manifestazioni del regime, oltre ad evitare di poter rincontrare qualcuno che potesse riconoscerli e ricordare loro il passato.Ero il primo dei miei fratelli. Appena fui in grado di muovermi e camminare, mio padre volle che lo aiutassi nel suo lavoro. Facevo piccole cose, quello che la mia età mi permetteva; raccogliere la frutta che cadeva dagli alberi, stare attento che qualche animale non scappasse. Negli anni, poi, si affiancarono a me gli altri fratelli.Non avevamo una grande senso della civiltà, vivevamo quasi allo stato selvatico. Quando sentivamo e vedevamo passare un'automobile o un aereo per noi era una festa. Non avevamo ricevuto una vera istruzione, anche se mio padre ci aveva insegnato a scrivere e a fare i conti: "tanto basta" tuonava. Non ...
    ... era vivere in campagna che ci portava all'inciviltà, era la mancanza d'amore. Mio padre non aveva il minimo interesse umano per noi; ci trattava come si trattano le bestie. Non che ci picchiava, o almeno non molto, semplicemente eravamo delle bocche che doveva sfamare. Non molto diversa era mia madre. Freddi come il ghiaccio.Quando poi, anni dopo, vidi "brutti, sporchi e cattivi" di Scola, quasi mi venne un colpo: ecco, la mia infanzia era tutta lì. Sei fratelli abbandonati a se stessi.Ero in casa a raccogliere la cenere dal camino; in campagna si usava come concime. I miei fratelli fuori a fare chissà cosa. Sentivo i miei genitori discutere nella loro stanza. Mio padre beveva, un'abitudine che aveva sempre avuto. Mia madre parlava con voce energica.Volevo capire cosa succedeva. In quel periodo incominciavo a sentire la voglia di essere responsabile, forse perch&egrave tutta la vita vissuta fino a quel momento l'avevo passata a curare la terra. Tralasciai il camino e mi avvicinai alla porta. Quel che vidi &egrave rimasto sempre in me, impresso come una fotografia.Mia madre andò verso il grande comò, vi appoggiò i glutei e rimanendo dritta, prese i lembi della gonna con le mani e la portò su fino al diaframma: "lo vogliamo fare il settimo o no?!". Non aveva le mutande; potevo vedere la sua figa oscenamente spalancata, piena di peli. Io non ero eccitato da quella visione, ero solo un po' scioccato. Non avevo mai visto niente prima di quel momento.Mio padre si avvicinò a lei ...
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