La finestra sul retro
Data: 13/07/2020,
Categorie:
Autoerotismo
Gay / Bisex
Sensazioni
Altro,
Autore: il Regista Diot, Fonte: RaccontiMilu
Da anni, mi ritrovo a vivere in case e appartamenti con finestre che danno sul muro. Un po’ per caso, un po’ per necessità, ho imparato ad apprezzarle; grazie anche all’idea che esse offrono, rimuovendo il bisogno di utilizzare oggetti d’intimità, come tende e separè. La luce che penetra, è capace di creare effetti strani e inconsueti, atmosfere, che riflettono il passaggio delle nuvole, la pioggia che cade, la luna che invecchia e muore, sul muro di fronte, fatto interamente di mattone rosso, lo stesso, che s’ intravede nei film d’epoca; quelli che ormai potremmo definire classici. Per questo giro nudo per le stanze. Qua, ne ho diverse; tutte poco vissute, e collegate da un lungo corridoio, che di proposito, tengo al buio. Fare ciò, aumenta la voglia e l’attesa nei momenti di sano erotismo, che mi portano alla camera patronale o alla camera sul retro, raggiungibile scendendo le scale, in fondo a sinistra. E’ il mio luogo ideale. La camera che segue, ha un divano di ruvida pelle, rossa e sbiadita, che contrasta con il colore acceso di una cappella già gonfia e gocciolante, di buon umore, che sembra voler riempire una stanza, ad oggi troppo spoglia. Inizio a masturbarmi. Giro leggermente la testa, sempre verso sinistra, e guardo dalla mia finestra preferita: l’unica, che mi presenta il cielo. Di dimensioni ridotte, è alla base di un giardino, circondata ai lati da arbusti ancora ricoperti di foglie, nonostante l’inizio dell’autunno. L’ora tarda, non mi impedisce di vedere; i ...
... lampioni sono accesi, la luna, anch’essa carica, è accompagnata da stelle che iniziano a spuntare e brillare. Sapevo sarebbe arrivato. L’avevo già visto a quest’ora della sera, girovagare dalle mie parti; indovinando le sue intenzioni passionali: ricerche di piacere casuale e improvvisato. Sconsiderato. E’ un giovane uomo dal pancione pieno, con il capello corto e arruffato, di simile aspetto ma non in dimensione, al pelo che ricopre l’esterno della sua pancia, scoperta adesso, da una maglietta fin troppo sgualcita. Deve essere una posizione scomoda. Il suo viso accaldato, immagino, dovuto al movimento frenetico di una mano nascosta, è in mezzo alle foglie, che scricchiolano su un vento che rinfresca il suo soffice posteriore all’aria aperta, la sua porta più intima e aggrinzita. Lo guardo da dentro, ma vorrei esser fuori, e guardandolo da fuori vorrei tornare dentro, di lui. Quanto li piacerebbe? Il pugno destro che mi scende e sale, il braccio sinistro che tiene stretto il divano, gli occhi, che chiudo senza muovere lo sguardo, il seme, che caldo e pastoso cola su di un piatto scuro e levigato. Sa bene è per lui. - Fai in fretta per favore, corri. Anch’io non riesco a trattenermi. No che non ti faccio aspettare. Sento anch’io quella brezza ora; tremo tutto con quel piatto tra le mani. Lui si gira, e restando per terra, non riesco a non pensare all’eccitazione che è stato non poter vedere quella porta, scrutabile invece alla mia finestra. In attesa, lui spalanca la bocca. Con ...