1. Occhi stanchi


    Data: 20/08/2020, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Idraulico1999

    Sul conto inconfutabile e sul pregio indiscusso della gentile e leggiadra Clelia sapevo pressappoco tutto. Lei essendo fioca, smunta e sommessa durante il tempo in cui la si osservava, però al tempo stesso disponibile, elastica e sciolta io la squadravo assiduamente ogni mattina, mentre s�incanalava al lavoro a piedi attraverso il sottopasso della ferrovia, impugnando l�indistinta borsa stipata di carteggi, infagottata nel paltò di due taglie più ampio, che le copriva con grossolanità e con sgarbatezza un corpo curvilineo e levigato, così come le sue labbra pienotte e armoniose. All�interno del bar, rintanato fra le pagine del rotocalco che sfogliavo, m�incantavo di frequente nel fissare il suo lineamento irriguardoso e a tratti vezzoso, mentre addentava l�abituale cornetto, ambendo lo zucchero che ogni mattina, come un bacio angelico e clandestino, si posava costantemente sullo stesso lato del viso. Padroneggiavo altresì a mente ogni minuzia della sua logora e vetusta autovettura arrugginita dal tempo, che lasciata in sosta per settimane nello stesso posto, ripartiva solamente a seguito d�incalcolabili manovre d�accensione, tutte peraltro abbellite da linguaggi e vocaboli sboccati e scurrili per nulla femminili, accompagnata in conclusione dalla scontata e sicura grattata finale del cambio in prima marcia.Io la vedevo quando rientrava a casa stanca la sera, cercando alleviamento e consolazione tra un latte macchiato e una sigaretta sul poggiolo del retro, oppure seduta ...
    ... davanti al computer con le cuffie in testa affaccendata a scrivere per ore, nessuno lo sa, che cosa. Io l�accompagnavo con lo sguardo mentre andava a letto, infilandosi assonnata e da sola sotto lenzuola di cotone azzurro con indosso, perfino d�inverno, unicamente un paio di boxer, chissà perché. Quando potevo, la squadravo assopita avvinghiata al guanciale, in verità lo stesso sul quale io una volta, di nascosto, ero riuscito a posare un bacio immaginando che fosse lei. Talvolta, seduto sulla mia poltrona di pelle, sformavo dissipando il concetto del tempo cullandola con lo sguardo, finché i baci dell�albeggiare non la destavano per me, manifestamente amorevole ed esplicitamente attaccabile nel risveglio innocente, tempestiva a ricoprire i panni di un�abile guerriera disposta a tutto.Nessuno, invero, la conosceva né aveva dimestichezza meglio di me, questo ero certo, malgrado ciò mi mancava la sua parola, il suo sguardo perso nel mio, la carezzevole e vellutata presenza della sua pelle sotto le dita. La conoscevo, ciò nonostante non le avevo mai riferito niente, non l�avevo giammai frequentata né l�avevo mai toccata, in realtà astratta, celestiale e inabbordabile, faceva curiosamente e in modo assai bizzarro parte di me pur non appartenendomi. Io non potevo vivere senza di lei, le giornate lavorative quando non potevo o non riuscivo a vederla, s�allungavano riempiendomi inverosimilmente l�anima d�un malumore e d�una mestizia che mi sopraffaceva il cuore in moltissime stilettate ...
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