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Sole di Maggio
Data: 19/11/2020, Categorie: Sentimentali Autore: CLAUDIO TOSCANI
... cosa sei andata a pensare? La tua sensibilità è un dono bellissimo della natura. Anch’io ero per… cavoli non è facile arrivarci assieme.» «Scusami ho sciupato l’attimo. Rossana, al mio confronto, era sicuramente più brava…» «Silvia, smettila di fare paragoni.» «Ecco, ti ho fatto anche arrabbiare.» Mauro si sollevò su un gomito e la accarezzò per consolarla. «Non lo sono, stai tranquilla.» «Invece sì. Ti sta tornando piccolo.» «È naturale, ci siamo distratti.» «Mauro, grazie per la pazienza.» «Sciocchina, quale pazienza. Dobbiamo solo imparare ad affiatarci.» «Rimango sotto per non darti la sensazione di dominarti?» «Non me l’avresti data lo stesso ma ora smettila di porti domande e rilassati.» Mauro s’incantò a osservarne il viso, la massa dei capelli sparsi sul cuscino, lo sguardo languido, il petto accaldato, i seni tumidi sui quali spiccava il turgore dei capezzoli. Le tracce di sangue sulla folta peluria di Silvia, il suo pene tornato turgido e striato di vermiglio, lo fecero pensare alla storia del mondo. La baciò su entrambe le palpebre e s’immerse in lei movendosi piano ma il grembo ardente di Silvia gli annientò ogni volontà di resistere. Si fermò per non straripare. «Mauro, non ce la fai a trattenerti?» Lui non rispose. Le poggiò la fronte sui capelli e attese che si attenuasse lo stimolo dell’orgasmo. «Amore non importa. Per me è stato bellissimo ugualmente. Lasciati andare.» Mauro fece per ritrarsi ma lei glielo impedì premendogli le mani sui glutei.» «Che cosa ...
... succede se stai dentro senza muoverti?» «Niente…» «Allora stacci.» Mauro rimase immobile a respirare l’odore che Silvia emanava. Le premette il pube contro il monte di venere e sprofondò ancora in lei. Avvertendo che lo stimolo non si affacciava, aumentò la cadenza ma lo sentì arrivare, incontenibile come un’onda di piena. Rallentò fin quasi a fermarsi. «Mauro lasciati andare. Non voglio che ti ammali un’altra volta. Stai sudando.» Lui tentò di estraniarsi immaginando di essere in bottega a discutere con un cliente pignolo. L’ondata parve ritrarsi ma era come se lo attendesse dietro uno scoglio, sbellicante e burlona. Immaginò di trovarsi nell’anticamera del dentista ad attendere il suo turno; la pulsione arretrò e gli consentì di riprendere a muoversi. Dal respiro di Silvia, rapido e corto, capì quanto fosse prossima all’alba degli eventi, ma lo stimolo di cedere si fece traboccante. Serrò le labbra, immaginò di aver calpestato la cacca di un cane e doversi pulire la suola strofinandola su un ciuffo d’erba. Riuscì ancora a mettere un sacchetto di sabbia sull’argine, ma l’ardente intimità di Silvia gli spalancava l’effimero dell’eterno. Gli balenò un’ultima idea. Pensò di masticare prugne selvatiche acerbe. Cercò di materializzare il sapore aspro e allappante delle minuscole drupe, e quel figlio di puttana del suo cervello riassorbì lo stimolo. Silvia avvertiva che l’acme stava per avvolgerla come le spire di una tromba d’aria. Si lasciò andare a un gemito prolungato e quando ...