Nascita di una puttana
Data: 20/12/2017,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: Sardiniasex, Fonte: EroticiRacconti
“Non sono una puttana”; all'epoca la pensavo proprio così, anche se mi ricordo che il sottile brivido che sentivo nel definirmi con quell'aggettivo da sola già allora mi solleticava nonostante fossi solo in seconda ragioneria. Il Dottore cosi come lo chiamavo già da bambina, aveva modificato leggermente l'apparecchio per i denti che papà e mamma mi avevano fatto mettere appena arrivata alle superiori. “Resti con noi oggi?”, sussurrò lui mentre l'assistente, la signora Clelia mi aiutava a togliere il bavaglio che evitava mi sporcassi la camicetta. Avevo già deciso cosa avrei fatto, la prima volta non ero rimasta contenta di me stessa, molta agitazione e fretta;“si Dottore resto”. “Può preparare tutto Clelia?”, il fatto che il Dottore insistesse con il “Lei” mi rendeva il gioco ancora più eccitante, Clelia, molto felice della mia risposta e del comando del principale mi aiutò a scendere dalla sedia su cui mi avevano appena medicata “vieni con me Lauretta”, tenendomi per mano mi accompagnò nella vasta sala d'attesa. Di tutti gli studi professionali che mi capitava di frequentare era la mia preferito, sembrava una serra, piena com'era di piante curate con amore dal Dottore stesso, ma anche di due grandi acquari tropicali. Clelia si accertò che la porta esterna fosse chiusa, precauzione inutile in quanto ero l'ultima paziente della serata, per maggiore tranquillità come diceva il dottore. Il divano della sala d'attesa si trasformava agevolmente in in letto ma aiutai comunque ...
... Clelia, era abbastanza dura la molla e mi sembrava una cosa carina per lei. Bella la Signora Clelia, giocava a basket da ragazza e ora che aveva superato la trentina non disdegnava di arrivare a canestro con le sue amiche ogni settimana, non era altissima ma sinuosa e sicuramente non magra, un poco la invidiavo, pur dopo due gravidanze il seno stentava a stare dentro il camice. “Vieni cara, siedi qui vicino a me”, le sorrisi e mi accomodai, le farfalline nel mio stomaco si erano fatte impertinenti, la Signora si alzò e prima si tolse il camice, guardandomi negli occhi e sorridendomi timidamente. Il vestito che aveva sotto evidenziava ancora di più le curve da gatta che portava con disinvoltura; sciolse i capelli che durante le sedute teneva costretti sotto la retina per motivi di igiene, rosso fuoco come una Dea Celtica essi scendevano mossi come una cascata di rame lungo le spalle fino a metà della schiena. Era bellissima, mamma con tutto quello spendeva dal parrucchiere non sarebbe arrivata a metà dello charme di Clelia. Quando sembrava che passasse le proprie mani dietro il collo per aggiustare la chioma fulva, invece sganciò la cerniera del vestito fino a metà della schiena, sfilandolo poi e ripiegandolo con cura su una delle sedie della sala, sicuramente il mio sguardo non seguiva il vestito ma ciò che esso copriva. Clelia in piedi davanti a me in reggiseno bianco non particolarmente sexy ma agevolmente riempito dai globi di carne e le mutandine anch'esse bianche, calze ...