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Era giovedì sera...
Data: 05/06/2021, Categorie: Gay / Bisex Autore: honeybear, Fonte: Annunci69
È giovedì sera. Di nuovo… Siamo a casa io e lui. Da soli… La mamma è fuori per il suo corso di decoupage, mio fratello maggiore agli allenamenti. E io, solo con papà. Di nuovo. La cena è stata silenziosamente imbarazzante: forte era il senso di disagio che si respirava. Non osavo guardarlo: avevo paura che volesse parlare di giovedì scorso... Stessa situazione… Soli in casa. Lui affaccendato nel suo studio. Io, nella mia stanza, a farmi esplodere il cervello in compagnia dell’esame di fisica che stavo preparando. Era piuttosto tardi quando scesi in cucina a fare uno spuntino. Le luci erano spente in tutta la casa: ero certo che papà fosse andato a letto. Mi preparai un sandwich e me ne tornai in stanza. Mi scaraventai sul letto dedicandomi alla lettura del mio manga preferito: fanculo l’università! Puntuale come la Svizzera, arrivò il cuoricino della buonanotte di Giulia: era ora di andare a dormire. Le risposi. La casa era avvolta dal silenzio: niente musica a tutto volume e nemmeno risate, chiacchiere o il noioso sottofondo della TV al piano di sotto. Solo un lieve fruscio. Pensai fosse il vento: forse papà si era dimenticato di chiudere qualche finestra. Praticamente in slip, andai a controllare. Appena fuori nel corridoio il buio era pallidamente rischiarato da una luce fioca proveniente dalla camera dei miei. Esattamente il punto da cui mi sembrò provenire il ronzio che avrebbe disturbato il mio sonno ristoratore. Fu la curiosità ...
... a spingermi davanti alla porta socchiusa. E a guardarci attraverso. Le dita della mano sinistra di papà si muovevano sinuose lungo l’asta bagnata. Cingendola con dolcezza risalivano dai peli della radice fino alla prugna in cima. Si soffermavano un istante a giocare con il frenulo per raggiungere veloci il piccolo orifizio in cima e raccoglierne il liquido giallastro e filamentoso che usciva copioso usandolo come lubrificante per il lungo bastone. La fede nuziale scintillava al pari della spessa vena che si attorcigliava attorno al notevole diametro della nerchia. “Aaahhh…” lo sentii gemere ad occhi chiusi. Le cosce spalancate e tese al pari dell’addome contratto. I piedi sollevati. Ad un ritmo regolare infatti, la mano destra spingeva avanti indietro qualcosa nell’ano peloso. Il suo piacere stava per esplodere quando aprì gli occhi. E lo fece nell’istante in cui, con tutta la mia goffaggine, spalancai la porta per schiantarmi sul parquet della stanza. Accese la luce. Estrasse dal culo il dildo con cui si stava impalando. Era nero, di lattice credo. E grosso. Più grosso del suo già ragguardevole uccello. “Mi dispiace…” sibilai avvampando. Mi rialzai incespicando una volta di più negli slip che mi ero calato per masturbarmi insieme a lui. L’imbarazzo nella stanza era palpabile. Guardai la chiazza lattiginosa con cui avevo imbrattato il prezioso legno e corsi in camera a nascondere la testa sotto il cuscino. I giorni successivi trascorsero come se ...