1. Gioco di Vita


    Data: 25/07/2021, Categorie: Etero Autore: Pericolo

    ... nella sua bolla, allineato tra parentesi, facendo attenzione alla validità del minimo spazio libero tra le ginocchia e i gomiti degli altri, che si rifugiano in France Soir o in libri tascabili anche se quasi sempre come Ana, degli occhi situandosi nel buio tra tutte le cose veramente guardabili, in questa distanza neutra e stupida che andava dalla mia faccia a quella dell�uomo concentrato nel Figaro. Ma allora Margrit, se qualcosa potevo prevedere era che in qualche momento Ana si sarebbe girata distratta verso il finestrino e allora Margrit avrebbe visto il mio riflesso, l�incrocio di sguardi nelle immagini di questo vetro dove il buio del tunnel mette il suo mercurio attenuato, la sua spugna violetta che trema e da alle facce una vita in altri piani, gli toglie questa orribile maschera di gesso delle luci municipali del vagone e soprattutto, e sì, non l�avresti potuto negare, Margrit, gli fa veramente guardare quest�altra faccia di vetro perché nel tempo istantaneo del doppio sguardo non esiste censura, il mio riflesso nel vetro non era l�uomo seduto di fronte a Ana e che Ana non doveva guardare in pieno in un vagone della metropolitana, e ancora quella che stava guardando il mio riflesso non era più Ana ma Margrit nel momento in cui Ana aveva staccato rapidamente gli occhi dall�uomo seduto di fronte a lei perché non stava bene che lo guardasse, girandosi verso il vetro del finestrino aveva visto il mio riflesso che aspettava questo istante che lo sguardo di Margrit ...
    ... cadesse come un passerotto nel suo sguardo, per sorridere senza insolenza né speranza. Dovette durare un secondo, o forse anche di più perché sentii che Margrit aveva avvertito quel sorriso che Ana biasimava anche se soltanto con il gesto di abbassare la faccia, di esaminare vagamente la chiusura lampo della sua borsa rossa di cuoio; ed era quasi giusto continuare a sorridere anche se Margrit non mi stesse più guardando perché in qualche modo il gesto di Ana accusava il mio sorriso, continuava a saperlo lì e non era più necessario che lei o Margrit mi guardassero, concentrate nel lavoro insignificante di controllare la chiusura della borsa rossa. Come già con Paula ( con Ofelia ) e con tante altre che s�erano concentrate nel lavoro di verificare una chiusura, un bottone, la piega di una rivista, ancora una volta fu il pozzo dove la speranza si irretiva al timore in un crampo mortale di ragni, dove il tempo iniziava a battere come un secondo cuore nel polso del gioco; da questo momento in poi ogni stazione della metro veniva a essere una trama differente del futuro perché così l�aveva deciso il gioco; lo sguardo di Margrit e il mio sorriso, il regresso istantaneo di Ana alla contemplazione della chiusura della sua borsa erano l�apertura di un rito che qualche volta avevo iniziato a celebrare contro ogni cosa ragionabile preferendo i peggiori disincontri alle stupide catene del caso di ogni giorno. Spiegarlo non &egrave difficile ma giocarlo voleva dire molti combattimenti alla ...
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