1. Però, come baci bene


    Data: 14/01/2018, Categorie: Lesbo Autore: fabrizio, Fonte: EroticiRacconti

    ... da dove cominciare, facendomi rivivere quelle sensazioni dell’ottovolante, prima l'affanno, poi l'apnea, infine il rilassamento; poi si era accarezzata da sola fino a raggiungere il piacere. Di tanto in tanto mi chiedeva di baciarla, come quella sera di tanti anni fa, e mentre le mie labbra si ammorbidivano, nei suoi occhi socchiusi le stelline si accendevano... La mattina mi ero svegliata sul divano con la coperta che profumava di noi; di Claudia, nessun segno se non la baraonda lasciata in cucina, un tentativo di riconoscenza mal riuscito nel lasciarmi la colazione pronta, fette di pane carbonizzate, marmellata sparsa su ogni superficie e caffè freddo e in gran parte rovesciato sul piano cottura. Mi ero lavata, vestita, e nella fredda bruma autunnale avevo raggiunto il mio lavoro di contabile presso una grande azienda. La mattinata era trascorsa lenta, fra ricordi passati, immagini imbarazzanti di me e Claudia sul divano e incombenze presenti, fino a quando la stagista, per combinazione anche lei una Claudia, era inciampata coi tacchi alti sulla soglia dell’ufficio, spargendo ovunque una mazzetta di fotocopie, come di consueto tutte malamente pinzate, le pagine in disordine, stropicciate in una maniera che ...
    ... aveva del soprannaturale. Alzai lo sguardo irritato, ma come avveniva ogni volta, le sue scuse, soffiate con imbarazzo attraverso un sorriso sbilenco, mi avevano trattenuta da ulteriori rimostranze. Riordinando la mazzetta di fotocopie, da sotto il cumulo di fogli mescolati alla cancelleria della scrivania era emersa la bottiglietta d’acqua minerale, rivolta nella mia direzione. Nel pomeriggio il tempo si è volto decisamente al peggio, all’uscita dal lavoro diluvia proprio e mi sto chiedendo come raggiungere la fermata della metro senza infradiciarmi quando, nel grigiore della città, vedo un ombrello a spicchi arcobaleno e, sotto, Claudia la stagista che mi fa cenno di ripararmi là vicino. La raggiungo nel punto più profondo della pozzanghera dove, sbadatamente, mi sta aspettando e, con le caviglie a mollo nell’acqua, senza neppure dire una parola, la bacio sulla bocca sentendo le sue labbra prima strette poi ammorbidite, e le sussurro: però, Claudia, come baci bene… Sotto un ombrello arcobaleno che fende la pioggia, la tristezza e la sera, le sorrido di un sorriso sbilenco e mano nella mano prendiamo posto in un vagoncino dell’ottovolante. Il cielo è nero ma, nei nostri occhi, le stelline brillano ugualmente. 
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