Un Paziente della Dottoressa Angela - La Ragazza del Treno
Data: 25/01/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Angela Kavinsky
... leccarlo, lasciando scivolare dalle sue labbra sottili un rivolo di saliva che ricopriva il glande, rendendolo lucido e più violaceo. Poi con un gesto calmo si accomodò sulla poltrona, allungando le gambe. I suoi piedini tutt’altro che profumati iniziarono a maltrattare il glande, premendolo con vigore e masturbandolo con molta più veemenza rispetto a prima, quando le sue mani erano state molto delicate. Fece scivolare entrambi i piedi umidi sul pene, facendolo rimbalzare, poi si alzò in piedi. «Non mi farai male con questo coso, vero?» la sua era una provocazione. I jeans le scivolavano lungo le cosce sode e le mutandine emanavano profumo di donna. «Certo che no; io ti amo». Mentre fuori i lampioni iniziavano ad illuminare le rotaie, Charlotte si accomodò sopra di me, infilando il mio cosò dentro con le dita. All’inizio le fece un po’ male. Nonostante tutta la delicatezza del mondo, non poteva essere abituata a quelle “dimensioni”. Mi scusai comunque più volte, nonostante non fosse colpa mia. Quando sentii che il mio pene aveva finito la sua corsa dentro Charlotte, iniziai a farla saltare sopra di me tenendola prima per i fianchi, poi per le ascelle, visto che lei aveva appoggiato i palmi delle mani sui braccioli della poltrona e si manteneva in equilibrio (oltre ovviamente a darsi una leggera spinta). Io ero già pronto da parecchio, mentre potevo capire che lo era anche lei semplicemente guardandola in viso. Guardava il soffitto del treno, le fastidiose luci lunghe e ...
... bianche, mentre dagli angoli della sua bocca colava copiosa la saliva. Si infrangeva sulla mia camicia, peraltro già bagnata di sudore. Andare avanti fu impossibile. Non appena si mise a gridare, cercando di contenersi, io rimasi dentro per pochi secondi, poi uscii. La sollevai con forza, sgusciando fuori il mio pene, poi la feci accomodare sulle mie ginocchia. Ancora aveva gli occhi sbarrati e la lingua di fuori e non si accorse del primo debole fiotto di sperma che si incollava viscido sulla sua coscia. Ma non ero ancora venuto. Quando 2 secondi dopo con la mano detti il colpo decisivo, venni e gridai come un forsennato. Il mio pene eruttò con violenza, ricoprendo di nettare bianco il suo addome, il suo stupendo seno e persino il suo mento. Piegò la testa all’indietro tanto ne fu sorpresa. Quando la mia furia si estinse, la presi ai fianchi del seno e la strinsi a me, annusando a pieni polmoni l’odore del sudore e del sesso misti al suo delicato profumo francese. Non mi sentivo così uomo da tanto, tantissimo tempo. Lei cercò di divincolare il suo agile corpo dalla mia stretta ma non ci riuscì. Allora mi diede un baciò sulla guancia e io capii. Mi poggiò i palmi delle mani sul petto e si alzò. Mi infilò la lingua in bocca, sorrise. Usò la canottiera semi-strappata per cercare di pulirsi e di impregnarla di sperma il più possibile, poi la gettò fuori dal finestrino. Indossò frettolosamente i suoi abiti, abbottonando la camicia che ora era l’unico indumento che copriva il suo seno ...