1. La stanza


    Data: 16/02/2018, Categorie: Sesso di Gruppo Lesbo Dominazione / BDSM Autore: _saffolina_, Fonte: RaccontiMilu

    Incontrai Roberta per caso, avevo iniziato a interessarmi al BDSM per pura curiosità e francamente non mi interessava molto, più leggevo e più avevo la sensazione che questo tipo di attività non facesse per me; pur avendomi intrigato gli scritti di De Sade e di Von Masoch il resto, cioè ciò che leggevo su internet, proprio non mi attirava, non ci vedevo poesia in quei racconti, nelle immagini o nei filmati.Non sono mai stata ne mi sono mai sentita una feticista, certo come ogni donna, ogni persona vorrei aggiungere, mi piacevano le "cose belle" ma non le sentivo importanti al punto da "amarle", non capivo come l'amore feticista si poteva esplicare anche con parti del proprio o altrui corpo, meno che meno non capivo come si poteva amare la sofferenza.Quando incontrai Roberta che si era offerta di spiegarmi le origini di tali pratica non ero affatto convinta delle scelte che poi feci.Avevo conosciuta Roberta in una chat frequentata da persone dedite al BDSM più per curiosità che per una esigenza personale, semplicemente mi sembrava la più affidabile e attenta alle mie domande da neofita, non mi dava risposte seccate alle mie domande novizie, ma si prendeva la briga di rispondermi con dovizia di particolari anche molto colti e devo dire che passare il mio tempo in chat con lei mi intrigava molto e mi accresceva culturalmente; fu così che decisi di incontrarla.Roberta è di Milano ma doveva passare da Udine per un giro di conferenze, lei è un medico oftalmico, e così ...
    ... prendemmo per così dire un caffè in un bar del centro, tanto per conoscerci, tanto per far capire una all'altra che eravamo persone vere, in carne ed ossa e non solo frutto di fantasie da chat.Quello che ancora non sapevo però è che quell'incontro mi avrebbe cambiata la vita e che il bar sarebbe divenuto il galeotto della nostra unione.Roberta mi si presentò in tallieur, molto bella, una massa di capelli ricci e neri che le cadevano morbidi sulle spalle, non alta, non quanto me che sfioro il metro e ottanta, ma ben proporzionata; mi spiegò che era scappata dalla pallosa conferenza a cui non teneva ma a cui partecipava pernoblesse obligeio capii in un colpo solo che non ero alla sua altezza con i miei abiti grigi e nonostante il mio fisico se non proprio mozzafiato più che piacente, mi sentivo addirittura sminuita davanti a lei, non so come dire, certe cose si sentono a pelle, è una sensazione, qualcosa che incombe, una persona domina l'altra solo con la sua presenza, anche se non parla, anche se non si sta rivolgendo direttamente a voi, anche se è appena entrata in un locale; ora Roberta era tutto questo e io mi sentivo più che in soggezione, anzi succube e nemmeno la conoscevo.Iniziammo a parlare del più e del meno, anzi ero io che parlavo e lei ascoltava e più parlavo e più mi rendevo conto che non stavo parlando d'altro che di me e non della mia ricerca, non sapevo ancora chi avevo di fronte ma già ne percepivo l'aurea potente e mi aprivo a lei.Dopo un'ora e due the lei sapeva ...
«12»