1. Il Cambio


    Data: 21/02/2018, Categorie: Etero Autore: MarcoB

    ... le mutande e ……. magia! Si era indurito! Lo estrassi e piano piano cominciai a masturbarlo, lì, sul lungo senna, dietro un enorme albero il cui tronco ci nascondeva alla vista delle auto che passavano.“Brava Giulia! Fagli vedere che non scherziamo. Se dopo ha voglia di romperci i coglioni lo denunciamo per sesso con minori.”Lo masturbavo lentamente, piegata in due, mentre lo guardavo negli occhi. Lui gettava uno sguardo alle mie gambe che uscivano dalla gonna e poi alzava gli occhi. Poi guardava di nuovo giù , nella camicetta, cercava le mie tette che, ovviamente, non si vedevano. Io continuavo a guardarlo negli occhi e ogni tanto i nostri sguardi si incrociavano. Non reggeva il mio sguardo e spesso chiudeva gli occhi e appoggiava la testa all’indietro sul tronco dell’albero. Sembrava un uomo buono e forse cominciava a temere che fossimo minorenni ed il rischio che correva. Ma aveva un bel cazzo di ragguardevoli dimensioni e soprattutto bello duro. Il che mi faceva piacere. Cominciò a gemere piano tra parole che non capivo con quell’accento delizioso che hanno i francesi. La mia amica mi incitava a far presto e, intanto, controllava che non venisse nessuno. Glielo estrassi fuori dai pantaloni completamente, insieme alle palle. Con una mano lo masturbavo e con l’altra gli manipolavo i coglioni.Sentii il suo respiro crescere di intensità, bofonchiava qualcosa che naturalmente non capivamo, ma sentivamo chiaramente che stava per venire e la mia amica disse: “Brava Giulia, ...
    ... brava, sta per venire. Al primo schizzo smollalo e scappiamo”“No, poverino, quello è il momento più bello . Voglio accompagnarlo fino all’ultima goccia …… e poi scappiamo”Gli tiravo la pelle fin su e poi lentamente gliela tiravo giù fin dove potevo. Godeva come un maiale ed io ero eccitatissima. Il primo schizzo mi prese di sorpresa. Poverino, forse erano mesi che non veniva, perché lo schizzo forte andò lontano almeno un paio di metri. Impugnavo il suo cazzo come la manica della pompa dei pompieri e sparavo in direzione del parapetto. Uno schizzo colpì la gamba della mia amica che emise un gridolino. Forse, a ripensarci ora, il francese avrebbe voluto che glielo prendessi in bocca, ma io non ci pensai nemmeno. Continuai a masturbarlo fino all’ultima goccia che cadde sulle sue scarpe. Mi alzai di scatto e senza nemmeno riporgli l’arma nel fodero, scappammo via come il vento.Per molto tempo, mi ero limitata alla masturbazione manuale dei miei compagni, ma il prepotente della scuola, che avevo masturbato molte volte, un ragazzo pluriripetente, un giorno mi chiese di fargli un pompino.“Come si fa? “ chiesi curiosaMe lo spiegò così come sapeva fare lui, con un italiano sintatticamente devastato e con termini onomatopeici di uno slang comprensibilissimo. Da quel momento in poi a lui, e piano piano a quelli più machi, praticai solo pompini con sborrata fuori. Era più difficile difendersi dagli schizzi e spesso macchiavo camicette e pantaloni. Quell’anno in vacanza al mare, per la prima ...