1. Jessyka, la mia amante


    Data: 03/03/2018, Categorie: Sesso di Gruppo Autore: jessyka

    Questo racconto in origine, lo ha scritto un amico, dedicandomi la parte della protagonista, con il suo consenso, ho pensato per renderlo più reale di correggere molti particolare quali: luoghi, situazioni abitudini, abbigliamento, inserendo persino alcuni di voi…
    
    “Jessyka la mia amante”
    
    Ricordo quella sera quando stavo andando verso casa sua sapendo che suo marito era fuori per lavoro, avevo voglia di scoparmela, da anni ormai era la mia amante. Mentre salivo le scale verso il suo appartamento, poco sotto al suo piano, incontrai un uomo che stava scendendo, credo un idraulico, per via della tuta che indossava, mentre notai la porta di Jessy che si era appena richiusa. Pochi secondi e bussai, lei mi aprì e vidi in lei un certo imbarazzo, in effetti non mi aspettava e non ebbe il tempo di cancellare quelle evidenti tracce di sborra sul viso e sui capelli. Non feci scenate, dopotutto era libera di fare ciò che voleva, ma la cosa innegabilmente mi infastidiva, anche se sessualmente mi eccitava moltissimo, quella sera però trovai la scusa di un impegno e me ne andai a casa per sbollire la rabbia e non tornammo mai sull’argomento. Passarono circa tre settimane prima che ci rivedessimo ed avevo ancor più voglia di sbatterla, ma una piccola rivincita però la meritavo anch’io e mi ero ben organizzato; fu così che la mattina prima di andare al lavoro le telefonai dicendole: “preparati per stasera, si gioca!” lei sapeva a cosa mi riferivo e forse ne fu sollevata di quel ritorno ...
    ... alla normalità; per tutta la giornata non chiese, come faceva solitamente con decine di sms, cosa avevo in programma ed io giocavo proprio sul suo senso di colpa e sulla sua voglia di lasciarmi fare. La sera andai da lei e dopo una cenetta molto leggera, la feci truccare pesantemente e vestire da troia, già prima di uscire, tentò di proporre di cambiarsi una volta giunti nel luogo solito, ovvero una ex discoteca (ora chiusa) che usiamo sempre, ma io fui irremovibile. Un abitino nero con molte aperture orizzontali sul davanti, mentre dietro una scollatura più che generosa faticava a contenere il lato B, un micro perizoma nero, l’immancabile collare con borchie ed anello per la catena, come una brava schiava, calze a rete e tacco vertiginoso. Scendemmo in garage e lei si affrettò ad entrare in auto, ma sapeva bene che avrebbe dovuto seguire il mio programma senza opposizioni. Era una serata di fine ottobre, la temperatura era ottimale ed il mio piano perfettamente programmato, avevamo percorso una decina di chilometri in tangenziale, quando entro in una stazione di servizio per fare rifornimento al self-service, quelli che poi si va a pagare alla cassa. Lei è tranquillamente seduta, quando l’avviso che sarà lei ad andare a pagare, mi guarda con un sorriso tra l’incazzatura e lo stupore, sa che il “no” oggi non esiste, si fa forza e senza nascondere un certo disappunto prende i 50 euro in mano e troieggiando si avvia alla cassa del market. Quando torna le chiedo se le hanno detto ...
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