1. Cadorna, stazione di Cadorna


    Data: 06/03/2018, Categorie: Sesso di Gruppo Dominazione / BDSM Autoerotismo Etero Autore: Mister Pink, Fonte: RaccontiMilu

    ... a fissare la riunione con quelli della pubblicità e spero che questa volta si rendano conto che non possiamo più perdere tempo…" continuava intanto a parlare senza sosta.La mia gamba si spostò ancora un po’ e questa volta la sua scarpa cominciò a strusciare con costanza sul mio polpaccio mentre lei continuava a parlare con quella voce professionale ma decisamente gradevole.Non so cosa mi prese, fossi stato più freddo e razionale mi sarei dato del pazzo da solo, ma in quel momento non seppi resistere alla tentazione, staccai la mano sinistra dal libro e con il dorso delle dita accarezzai il suo polpaccio, partendo poco sopra la caviglia e salendo quasi fino al ginocchio.Il suo voltò scattò nella mia direzione, gli occhi sorpresi e minacciosi, ma dopo una breve pausa di un secondo lei riprese a parlare, mentre io, sottovoce, guardandola negli occhi mentre il dito ridiscendeva alla stessa velocità verso la caviglia, le dissi:"Hai una pelle fatta per essere accarezzata".Pochi secondi dopo, una ventata d’aria annunciò l’arrivo del treno. "Cadorna, stazione di cadorna. Treno per Bisceglie" rassicurò la gracchiante voce femminile che usciva dall'altoparlante. Ci alzammo quasi insieme, ma mentre io entrai nella porta che si aprì davanti a me, lei preferì entrare in quella appena più a destra. C’era poca gente, ma i posti a sedere erano ...
    ... comunque tutti occupati. Così ci ritrovammo di fronte, appoggiati entrambi alle porte, lei sempre al telefono a parlare di progetti da terminare, ma gli occhi che continuavano a puntare nella mia direzione. E quando due fermate dopo una coppia scese a Pagano, ci sedemmo nuovamente vicini."Allora ci sentiamo domani mattina, mi raccomando, chiama l’avvocato e digli di concludere la sua ricerca".Terminata la telefonata, riprese a concentrarsi sul suo blackberry e a scrivere qualcosa, ma il suo piede tornò a cercare il mio pantalone come se quanto accaduto qualche minuto prima fosse stato solo un sogno.“Sarò un pazzo – mi dissi – ma se non adesso, mai più”."Mi sto chiedendo come staresti vestita solo di queste scarpe".Le parole erano un sussurro appena percettibile nel rumore di freni della metropolitana, ma lei si irrigidì, il piede fermò il suo balletto contro la mia gamba, le dita si bloccarono sulla mini tastiera. Avrebbe potuto urlare, insultarmi, darmi del maniaco, alzarsi e cambiare posto. Non disse nulla. Rimase immobile.La mia fermata stava per arrivare, le presi dalla mano il telefonino, iniziai a digitare 335….., feci invio e poi stop, per memorizzarlo, glielo rimisi nella mano che era rimasta aperta, le dissi:"Quando sarai pronta, chiama!".Mi alzai, attesi l’apertura delle porte e uscii verso la notte, senza voltarmi indietro.…continua 
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