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Ricordi di un travestito in erba: sono una troia
Data: 28/03/2018, Categorie: Trans Autore: moni
I boy scout Quella primavera decidemmo insieme di iscriverci ai boy scout per fare una nuova esperienza di contatto con la natura e con altri ragazzi come noi. Lo facevamo per sentirci più grandi e anche perché era qualcosa che ci avrebbe impegnato il periodo estivo. Poi sognavamo il fatidico campeggio nella tenda. Ed il fatidico momento arrivò. Dovevamo stare al campeggio estivo una decina di giorni ed incontrare un gruppo di boy scout di un altro paese. L’idea di dormire insieme sotto la tenda ci faceva impazzire dalla voglia. Avremmo potuto travestirci, scoparci, masturbarci, succhiarci e sborrarci in bocca tutte le volte che volevamo per 10 notti consecutive. E poi, viziosette come eravamo diventate, avremmo potuto trovare dei ragazzi come noi con cui dare sfogo alla nostra troiaggine. Mi ricordo che la divisa prevedeva l’uso dei pantaloncini corti perciò decidemmo di portarci in campeggio una serie di mutandine velatissime e di gambaletti di nylon che avremmo indossato sotto i pantaloncini ed i calzettoni da scout. La sera della partenza, appena arrivati al pullman, ci squadrammo vogliosi e Giancarlo scostando il lembo del calzettone mi rivelò il suo gambaletto velatissimo bianco. Appena lo vidi mi venne l’uccello duro che premeva dentro il perizoma celeste che indossavo e lui, accortosi del gonfiore, mi disse di avere pazienza fino a quando ci saremmo seduti nel pullmann per viaggiare tutta la notte. Dopo i primi chilometri di canti, urla, scherzi e… grandi palpate ...
... di uccello, finalmente calò il silenzio. Tutti si slacciarono gli scarponcini e si accucciarono sul comodo sedile per dormire coprendosi con i propri giubbotti. Giancarlo si sfilò scarponcini ed i calzettoni rimanendo con le calze di nylon leggero e poggiò accucciandosi i suoi piedi proprio sul mio cazzo. L’intenso odore di piedi sudati di tutti gli occupanti del pullman mi stava facendo impazzire così mi sbottonai il pantalone e liberai il mio uccello fasciato dal velo del perizoma. Assicurandomi che tutti stessero dormendo presi i piedi di Giancarlo e me li portai alla bocca ed al naso. Sentii l’aroma del nylon impregnato e cominciai a leccare le punte leggermente rinforzate dei gambaletti. Leccavo convulsamente ed annusavo e mi segavo l’uccello, sempre più duro. Giancarlo mi liberò il cazzo che svettava e lo strinse tra le piante dei suoi piedi iniziando un lento movimento su e giu. Sentivo l’umido delle sue calze sudate che faceva scivolare il nylon per tutta la lunghezza dell’uccello. Poi si prese i piedi con entrambe le mani e stringendo le punte aumentò il ritmo della masturbazione. Io ero letteralmente disperato perché avrei voluto urlare dal piacere che quella puttanella di Giancarlo mi stava procurando, mi contraevo e mi contorcevo sul sedile facendo attenzione a non svegliare nessuno. Ogni tanto Giancarlo si abbassava sui suoi piedi e si infilava il mio cazzo in bocca ciucciandolo e slinguando la cappella. Poi si tirava su e ricominciava a segarmi con i piedi. ...