All'inizioooo .....
Data: 06/05/2018,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: moro_69
... Faustina io avevo incominciato esattamente in tal modo.
Come punto di partenza io l’avevo scelta in funzione di primo giocatore nella squadra di pallavolo avvelenata di cui ero il capitano, lei che però non valeva un gran che, m’aveva sgranato addosso nell’occasione due occhi grandi alquanto meravigliati, poi durante il gioco io mi ero impegnato ad aiutarla rischiando di compromettere e d’inguaiare addirittura il risultato finale tra l’esasperazione e l’indignazione dei miei compagni. Appariva pertanto tanto indubbio il mio modo di gareggiare in suo favore, in quanto era stato acutamente e sonoramente rilevato dalle battute ironiche di cui io non mi ero curato per niente, mentre lei era più volte arrossita. Al termine io le avevo chiesto in modo accorto e diligente senza farmi sentire dagli altri la frase:
“Ti sei divertita?” - circostanza questa che non avevo mai fatto con nessun’altra, perché non si usava tra di noi, in quell’occasione lei sbalordita m’aveva sgranato addosso per la seconda volta i suoi eccentrici occhi grigi e conseguentemente m’aveva sorriso annuendo contenta. A conclusione della giornata, quando sua madre le aveva urlato dal balcone d’andare a comprare il latte, visto che era quasi ora di cena, io l’avevo affiancata esclamando:
“Faustina aspettami, t’accompagno, perché ci devo andare anch’io”.
Ormai lei non si stupiva più, sennonché m’aveva chiesto:
“Che cosa ti succede oggi?”.
“Niente, mi sono accorto che mi piace stare con te” - io ...
... avevo acutamente risposto.
Quello era stato il colpo da maestro. Lei aveva abbassato gli occhi per terra e mordendosi le labbra senza il coraggio di guardarmi, dopo pochi passi io le avevo ribadito:
“Ti disgusta?”.
“Per niente, anzi, anche tu mi piaci”.
Al momento era fatta, quasi come se nell’occasione ci fossimo sposati in chiesa. Da allora avevamo cercato entrambi di moltiplicare le opportunità per stare insieme, contendendo e sfidando il dileggio e l’ironia dei compagni ai quali le manovre e le trame non potevano sfuggire, da mettere in conto pure le scontate gelosie delle altre ragazze, visto che non vedevano mai di buon occhio il fatto che qualcuna venisse a loro preferita. Dai sorrisi e le parole, eravamo presto passati ai baci rubati sotto le scale, baci veloci sulle guance sino a un sabato pomeriggio quando lei m’aveva concesso di baciarla sulle labbra. Quel giorno pioveva intensamente, l’estate era conclusa da poco, io l’avevo aspettata a lungo nell’androne delle scale sperando che la madre la spedisse come d’abitudine in latteria, unica occasione per trascorrere qualche minuto insieme, perché appena finite le vacanze si ritornava agli impegni scolastici sui quali nessun genitore era disposto a piegarsi né a transigere in quegli anni.
Se il tempo era bello riuscivamo a volte a ritagliarci qualche mezz’ora di gioco nel tardo pomeriggio, ma con l’approssimarsi dell’inverno le opportunità si riducevano in sostanza a zero. Riuscivamo a vederci soltanto ...