Jane, nera amica
Data: 01/06/2018,
Categorie:
Tradimenti
Autore: Arzacchio
... selvatico, denso. Ma che ne so io! Ora sono pazzo di lei. Come faccio ad esaudire in semplici descrizioni la mia voglia di dare un nome alle cose, alle azioni, a definire come per catalogare ogni momento della vita, questo sprazzo di esistenza che mi vede protagonista e vittima sacrificale?
La sento gemere forte, mischia parole nuove a quelle che conosco. I suoi dialetti cambiano, le sue intonazioni scoloriscono ma sono pur sempre la voce di una donna che sta godendo. Non potrebbe fingerlo. Il suo sesso mi dice di no mentre mi esprime i suoi pensieri liquidi, col quale parlo da vicino e nel quale la mia lingua si confonde. Stringe sempre con le cosce lasciandomi solo nella mancanza di rumori e voci che mi giungono ovattati in questo limbo uterino nel quale mi è dolce il dondolare i mie pensieri. Non sono semplicemente perso in quel che faccio, ma penso. Penso ai suoi odori, alla pelle liscia che ogni minuto in più sconvolge questa esperienza. Al fatto che la mia bocca non si stanca mai di succhiare, a come faccio a resistere in una posizione innaturale. Penso che è facile sollevare le sue esili gambe, senza sforzo, per rendere molto più agile e saporita l’azione di sprofondarmi in lei. Ma ora basta, penso. Non so se è arrivata al culmine del suo piacere. Sembrerebbe di si, per le sue frasi sempre più alte, quei gridolini sempre più acuti e forti, poi seguiti da un cambiamento del respiro. La tengo stretta per le caviglie che uso per divaricarle le gambe dritte mentre ...
... tiene ancora gli occhi chiusi. Le sollevo e lascio che raggiungano come un compasso un angolo di 90 gradi, al cui vertice, la fessura sembra respirare e piangere come una bocca o un grande occhio gonfio. Appoggio l’apice del mio sesso su questo occhio, come per accecarlo e rimettere al loro posto quelle lacrime dense che ho cercato di togliere, prima, con baci pesanti. Non faccio fatica a spingere, si apre di nuovo con eleganza e morbida sicurezza, e penetro millimetro dopo millimetro in un interminabile viaggio dalla destinazione certa. Arrivo in fondo non so quanto tempo dopo, ma sento che non posso più entrare. Mi fermo e mi concentro su questa parte di me nascosta da lei. Ora la sento tutta. Mi sfilo ancora con un movimento che non sapevo di conoscere e del quale mi stupisco in quanto non credo sia naturale. Cerco di controllarmi e non appena sono quasi completamente uscito, do’ al contrario di prima una spinta vigorosa, veloce, forte, fino a sbattere senza dolore il pube e le mie sfere ovali ormai piene, contro la sua area fiorita. Risponde con un gemito, come se il diaframma provasse uno sforzo compresso e lasciasse uscire tutta l’aria dai polmoni. E sembro un pazzo mentre con la forza che consente il mio corpo, spingo forte dieci volte, il tempo col quale lei sta iniziando ad esprimere il mio ritmo con la voce sempre più acuta; spingo col bacino e per reazione stiro le sue gambe tirandole come se dovessi staccarle, con un gesto, dietro le mie spalle, come se non dovessi ...