1. Le avventure di serena 1: seducendo l'avvocato


    Data: 22/06/2018, Categorie: Lesbo Autore: rhapiu, Fonte: Annunci69

    Faceva un gran caldo, era appena cominciata l'estate ed era la serata giusta per far fuori la rivale di sempre nella mafia. Solo che qualcosa andò storto. Una soffiata? Già, si era trattato di quello. Era stata una passante qualunque, ma l'avrebbe pagata molto cara. Anche se adesso si trovava in carcere, sapeva tutto su questa presunta testimone grazie ai suoi scagnozzi a piede libero che le facevano visita appena potevano.
    
    Era già un mese che stava lì, e avrebbe pagato a caro prezzo anche quella... quella troia di una poliziotta. Oh si, l'avrebbe pagata carissima!
    
    Quella Francesca che, appena poteva, passava davanti la sua cella e la sfotteva senza ritegno.
    
    Si, perché oltre a fare la sbruffona, faceva anche la fighetta... se la tirava con la camicetta semislacciata, i pantaloncini neri attillati e lo sculettamento.
    
    E lei, Serena, lì con la sua tutaccia da detenuta arancione, perché si trovavano in America. La poliziotta era di origini italiane e se la cavava abbastanza con la lingua, tanto che le diceva cose poco carine:
    
    "Allora, cosa ti manca di più della libertà? Uccidere o scopare?"
    
    E lei che non poteva rispondere per non incorrere in altri casini, ma pensava:
    
    "Quel manganello prima o poi... glielo ficco in culo! Chissà come ce l'ha largo quel buco pieno di merda. Quella bagascia si farà inculare da due cazzi insieme...
    
    o da degli strap-on perché è una lesbica, mi gioco le palle che non ho!"
    
    Stava cambiando qualcosa nella detenuta capomafia e ...
    ... intanto che pensava a quelle cose si massaggiava le sue piccole chiappe e desiderava poter violare lei quel culetto niente male di quella lurida "sbirra".
    
    Un giorno poi venne umiliata in un caso di abuso di potere. Francesca entrò nella sua cella, la fissò, poi le ordinò:
    
    "Se non vuoi che ti gonfi di botte leccami le scarpe, bastarda."
    
    Serena abbozzò con un:
    
    “Preferirei leccarti altro!" tra i denti.
    
    La poliziotta non udì. Non indossava scarpe normali d’ordinanza, bensì dei tacchi vertiginosi "proprio da baldracca" pensò Serena. Ma eseguì l'ordine. Leccò per un bel po' di minuti quelle scarpe rosso vivo e poi Francesca disse:
    
    "Sfilamele, leccami i piedini."
    
    Intanto si era seduta davanti a lei sulla sedia e Serena era sul proprio letto, se così si poteva chiamare, un materasso duro come un cazzo. Le tolse le scarpe, doveva portare un 43, erano delle fette lunghe con dei collant. Non poté fare a meno di sentire che puzzavano da morire. Oltretutto lei era etero e un “nobile” capo... che si ritrovava a dover sottostare agli ordini di una piedipiatti perversa. Ma era impotente, adesso.
    
    Grazie a Dio un superiore della schifosa la richiamò dal corridoio delle celle facendola trasalire.
    
    "Riprendiamo il discorsetto un'altra volta, ok?" fece Francesca.
    
    E Serena la guardò con un'espressione inebetita e assente, stava diventando apatica in quel posto merdoso. L'ombra di se stessa. Apatica e nervosa... non si riconosceva più, non incuteva più timore nemmeno a un ...
«1234...»