1. Gite in montagna


    Data: 23/06/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: brownyelf

    Quando ero piccolo, spesso facevo delle scampagnate con i miei parenti tra le montagne, si cercavano dei prati in cui ci si disponeva per fare il consueto pic-nic e poi, verso una certa ora, tutti insieme si andava a cercare funghi buoni per la cena. Durante la giornata, c'era chi giocava a carte e chi prendeva il sole, da solo invece io mi addentravo nel bosco, diciamo in avanscoperta, ma in realtà perché era più forte di me la voglia di immergermi nella natura; la volevo sentire da vicino, volevo sentirne l'odore, volevo viverla, ed il richiamo era tale che mi addentravo parecchio per cercare zone isolate in cui potermi veramente sentire a contatto con essa, se non addirittura sentirmi parte integrante. Cosa intendo con questo? Che alla fine mi trovavo tra ceppi ricoperti di muschio, radure, sottoboschi ricchi di fogliami o aghi di pino e sassi, e dopo essermi liberato dei vestiti, mi sarei seduto, disteso, rotolato, o addirittura strisciato tra tutto quello che c'era intorno, un po' per sentire la ruvidità e la freschezza della materia che veniva a contatto con il mio corpo e un po' per sentirmi libero. La sensazione è indescrivibile, è tipo come fare il bagno in mare senza costume, il senso di libertà è forte, ma in montagna è molto meglio. Una volta, durante una mia passeggiata, mi trovai in una piccola radura con un albero abbattuto disteso tra l'erba giusto al centro; sembrava un teatro naturale e la tentazione fu la stessa di sempre e così tolti i vestiti e messi ...
    ... lontano dalla mia vista, mi misi a cavalcioni tra il grosso albero e nudo, completamente nudo, mi abbracciai ad esso, iniziai a dondolarmi, ad avvinghiarmi ed entrare in contatto con il legno, la corteccia e la resina. Ogni angolo del mio corpo doveva venire toccata, accarezzata da quella materia, da quello che in quel momento era per me fonte di interesse. Mi rotolavo contro quel corpo duro, prima con la pancia, e poi con la schiena, la corteccia era ruvida e gli aghi pungevano, ma era proprio questo che mi piaceva. Dietro a me, un ramo mi strisciava il sedere, all'inizio era solo sui glutei, poi muovendomi aveva iniziato a posizionarsi in mezzo, tra la fessura. A pensarci non mi dava fastidio, anzi, iniziai a muovermi cercando di sentirlo sempre piu forte, sempre più vicino, e più a contatto con il mio buchetto. Con i glutei cercavo di bloccarlo, di trattenerlo, per poi muovermi e farmi accarezzare e pungere sempre li. Ad un certo punto mi venne in mente un'idea strana che non aspettò molto a realizzarsi. Presi dai miei pantaloni il coltellino e con cura iniziai a tagliare il ramo, ma senza staccarlo dall'albero; gli arrotondai il vertice e lo pulii della ruvida corteccia lasciandolo bianco e liscio. Il ramo si presentava così, come una maniglia di legno liscia e bianca, dalla punta arrotondata e leggermente curva sul tronco. Senza tanto esitare mi rimisi cavalcioni sul tronco, poi lo riabbracciai e piano piano mi avvicinai al rametto da me con cura lavorato. Il ramo era ...
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