1. Sodomy


    Data: 15/07/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: kekkazz

    Cosa sarà dopo proprio non riesco a immaginarlo, scopo e basta, poi si vedrà. Le infilo il cazzo nel sedere, è l’unica cosa che riesco a pensare ora. “Stenditi a pancia in giù… mettiti il cuscino sotto il bacino in modo da far sporgere le chiappe in alto” “Sicuro di riuscirci stavolta?”. Sorride beffarda lei. Eh no, piccola, non dovevi farmi questo affronto. Mi fai pensare a quella volta in cui mi offristi il sedere sporgendoti al balcone a casa tua. La tua fantasia preferita ...o, sua? Magari speravi anche di vedere da lontano tuo marito e salutarlo mentre io da dietro la tenda te lo infilavo nell’ano. E io no ...cilecca! No stavolta no.
    
    Sono io a decidere e non sono l’oggetto di giochi di cui non so nulla.
    
    Schiena schiacciata sul materasso fra le candide lenzuola, le mammelle rigonfie sporgenti ai lati come una crema debordante, i glutei accesi di luce come pomi d’estate. “Sputaci dentro.” ...Ancora ordini eh.
    
    Prima devo assaggiarti, dolce prodigio della natura, prima ho voglia di immergerci la lingua dentro. Scoperto tra le mie dita, il buco del culo di questa giovane moglie è un perfetto orifizio, e s’offre per la lingua che, lumaca, vi si infila.
    
    Vengo assalito dal sapore della pulizia, dal sentore del sapone profumato, dall'odore della pelle, dal calore morbido…Giovinezza e candore. E’ un tuffo in ricordi lontani, quasi infantili. Rimango e lei geme. Agita lentamente il corpo e m’accarezzo le guance su quei guanciali. Fra margini freschi e bollenti delle ...
    ... morbide rotondità sembra di rivivere il fresco accarezzare del venticello d’estate. Mi sento rapire dal desiderio, l’asta mi spinge, la voglia mi aggredisce. Sputo: un fiume di saliva casca e si invasa fra le chiappe come in un calice di vino. Mi ergo a cavallo, ginocchia ai lati della giumenta, inchiodo il cazzo in giù, appoggio il becco nel laghetto di saliva e calo, lento. Entra, piano, ma affonda. Inesorabile mi sprofondo in lei. Un senso di indicibile dolcezza accompagna il pugnale che penetra nella ferita aperta. Lo strofinio della carne è una carezza alla pene dell’uccello. Si adagia in quel nido come in un abbraccio materno.
    
    Lei se lo sente dentro e si spaventa, non per il dolore, ma perché quella discesa appare infinita, nella sua lentezza le prende il terrore che possa finirvi tutto dentro, che non ci sia più possibilità di risalita. Geme, strilla. Le chiedo repentino “Hai male?” “No, ma “ geme… capisco. Non si aspettava l’atteso cuneo, non si immaginava di aprirsi così. Fino a quanto è possibile spalancarsi al piacere, fino a quando il sottile velo che lo divide dal dolore non cederà allo squarcio?
    
    Su di lei nell’affondo mi chino e mi sostengo inchiodato con le mani ai lati della sua testa piena di capelli che le inondano il viso sporto di lato. Vedo il lobo dell’orecchio, il profilo del mento, l’invaso nel collo. Il suo occhio socchiuso come le labbra rosse. E’ bellissima, mi emoziono. E ne sento il possesso totale. E’ mia. Per una manciata di secondi è ...
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