Senza sforzo
Data: 15/07/2018,
Categorie:
Etero
Sensazioni
Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu
Il mese di settembre volgeva al termine, le giornate erano inspiegabilmente ancora torride e piacevoli, io frattanto m’apprestavo deliziosamente a trascorrere a seguito d’un faticoso e impegnativo anno lavorativo una meritata, rinfrancante e riposante villeggiatura al sole, così come mi piaceva intraprendere, avendo giustappunto ben ponderato di prendere le ferie in quel periodo. In quel tardo pomeriggio tutti i parasole erano già per la maggior parte utilizzati, l’aria era impregnata dall’esalazione caratteristica della salsedine proveniente dalle onde, che s’infrangevano tumultuose e rimbombanti contro la bassa scogliera. La schiena quel giorno mi scottava, poiché ero da troppo tempo esposto ai raggi solari, in tal modo m’alzai dal lettino e m’instradai verso la battigia, fermandomi là per beneficiare della frescura dell’acqua immergendomi totalmente dentro e squadrando nel contempo l’arenile che s’estendeva lungo tutto lo stabilimento balneare. In quel frangente una raffica di vento fece ricadere sulla mia faccia la folta capigliatura legata negligentemente, io la scostai senza distogliere lo sguardo dalla figura che frattanto s’avvicinava. Quello che intravidi era un giovanotto slanciato di carnagione bruna equipaggiato con delle scarpe da ginnastica e un paio di pantaloncini corti, che correva nel contempo sulla riva udendo la musica proveniente dalle cuffie. Una fascia color turchese sulla parte anteriore tributava i suoi tratti rendendoli ulteriormente avvincenti, ...
... sicché diedi una rapida occhiata all’orologio: erano le ore diciotto, in verità in un esemplare orario, d’altronde come ogni giorno. Quotidianamente lui compiva la corsa sulla battigia passandomi accanto osservandomi per un istante negli occhi, successivamente avanzava sulla riva, lasciando dietro di sé un buon odore variegato di dopobarba, di deodorante e d’acqua di mare. In seguito io mi tuffai in acqua per sconfiggere il calore del sole sulla pelle e per l’eccitazione che quei bellissimi occhi intensi del forestiero m’avevano procurato. Nuotai avanti e indietro dalla riva agli scogli per due o tre volte poi, respirando a fatica, ritornai verso il lettino, acciuffai l’asciugamano e qualcosa cadde nella sabbia. Là c’era un minuscolo quadruccio di carta con su scritto: “T’aspetterò nei pressi del faro della torre. Stanotte alle ventidue sarò là. Ciao”. Per quella circostanza optai selezionando con accuratezza il mio abbigliamento, indossai infatti un abito nero lungo, un reggipetto anch’esso di colore scuro e un paio di sandali di vernice con il tacco. Agguantai in seguito dal tiretto un tanga, dapprima lo osservai e subito dopo lo collocai al suo posto. L’abito mi fasciava perfettamente i fianchi, in quanto la linea elasticizzata d’un qualunque indumento intimo sarebbe stata fuori luogo. Raccolsi i capelli lasciando che i riccioli mi ricadessero adeguatamente sulle spalle e sulla fronte, rifinii il tutto con un lieve velo di trucco che rese il mio sguardo più attraente. ...