1. Le mutandine dell’amica di mia figlia (cap 3)


    Data: 14/08/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: PifferaioMagico, Fonte: EroticiRacconti

    Usciti dal cancelletto della sua palazzina, ci avviamo insieme verso la mia macchina. Come temevo, la testa inizia a rimbombare, sembra un flipper. La densità erotica della situazione è così alta che tutto prende a girare vorticosamente. Sono preoccupato come un giocatore di Shangai, immobile all’idea di toccare per sbaglio un bastoncino. Ed essere eliminato dalla faccia della terra. — C’è un negozio di Intimissimi qua vicino — mi dice Veronica con sguardo imbarazzato, trascinando per una frazione di secondo la doppia esse del nome della marca. Mentre un frullatore di pensieri (tutti insieme) sbatte con furia suoni e campanelli a destra e a manca, cercare di restare lucido è più difficile che condurre una riunione con dieci giapponesi. Tutto è illuminato nel mio flipper mentale: gli Special si accendono, le buche risputano palline dopo pause interminabili, le sfere rotolano secondo un lieve, delicato, inesorabile, voluttuoso piano inclinato. Quando lei scende dall’auto (— Faccio presto, arrivo subito), decido in preda al panico di lasciare un selfie-testamento. Non so affatto cosa sto facendo. Probabilmente è un gesto estremo di euforia che forse spariglierà l’ipnosi in cui sono caduto. Avvio la telecamera dell’iPhone e - come un novello Indiana Jones a pochi metri dall’Arca dell’Alleanza - inizio a sproloquiare frasi senza senso a futura memoria. — Allora… stai calmo… è tutto sotto controllo… (manco per il cazzo, penso). Ora la porti a casa e vedrai che qualcosa succederà… ...
    ... Alla peggio, se la situazione si incaglia, avrai materiale per masturbarti più o meno per un paio d’anni. Magari cerca di mettere da parte un paio di mutandine, almeno quelle… Qualcosa di concreto che ti faccia ricordare che non è stato un sogno, che sta succedendo veramente..!! — Veramente cosa?!? — dice lei con finto stupore, sbirciando dalla fessura del finestrino aperto. — Ma no, Veronica. Niente… Stavo rispondendo a un messaggio vocale. Pensavo piuttosto che mi è venuta fame. Tu hai mangiato? Domanda idiota, se fatta alle sette di sera. Lei però decide di tenere il gioco, forse per la fame vera. O per allontanare il momento del rientro a casa. — Al McDonald’s non se ne parla — dico io, come per riprendere il controllo. — No, neanche a me va di mangiare quella roba. Magari una pizza… — E se la ordiniamo da casa, senza sbatterci per cercare un posto? — dico io, sorpreso per il coraggio di aver pronunciato una frase così assertiva. Mentre lei pensa a come gestire questa nuova proposta, il piede mi slitta in avanti lungo la frizione e la macchina sobbalza. Lei finge di essersi spaventata con un gridolino, poi torna seria con fare accigliato. — Va bene, dai. Questa sera comandi tu! Ma non è facile se nel tuo campo visivo si frappone una busta di cartone con la scritta Intimissimi, distrattamente appoggiata sulle nude cosce di qualcuno al tuo fianco. — Trovato tutto? — la butto lì, senza enfasi apparente. — Sì sì, sono a posto. Ha delle cose molto belle quel negozio ma… costano ...
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