1. Sfogo tra fratelli, il più piccolo parla ed il maggiore ascolta


    Data: 29/08/2018, Categorie: Etero Autore: SexCulture, Fonte: Annunci69

    Dunque...
    
    Ho venticinque anni, ma da molto tempo é come se me ne sentissi addosso il doppio. Non fisicamente, intendiamoci. Il mio fisico é quello di un giovane nel fiore degli anni, forse non eccessivamente sportivo e aitante ma sicuramente neanche troppo mal messo. Sicuramente qualcuno avrebbe da ridire sul mio look, la mia pettinatura, i miei tatuaggi, ecc ecc. Beh, affari loro.
    
    Io sono chi sono.
    
    Tempo fa decisi, dissi a me stesso con tono perentorio che l'amore non valeva i sacrifici. Che ero stufo di continuare a cercare l'anima gemella. Che era meglio starmene solo, convinto che avrei sofferto molto meno. A scanso di equivoci, non ho ancora cambiato idea. Ma non é sempre così facile.
    
    È dura strapparsi da meccaniche e paradgmi a cui si é abituati sin dalla più tenera età. Per me lo é anche di più, visto che purtroppo sin da piccolo riuscivo a comprendere il mondo meglio di molti adulti. Ma ero idealista, sognatore. Schifosamente convinto di poter essere e avere tutto ma non per soldi o meriti, semplicemente perché ritenevo l'universo e l'uomo fondamentalmente benevoli.
    
    .
    
    Poi... poi arrivò lei. E tutto cambiò. Non fu solo lei, naturalmente. Ce ne furono altre prima e altre dopo.
    
    Ma tutte quante mi diedero la conferma di un'unica fottuta verità.
    
    L'universo non é buono. Non é neppure cattivo. È sé stesso. E di me, o te, o tutto questo se ne frega.
    
    Non gli importa, dico davvero. E io compresi questa verità quando tutte le donne che avevo amato, ...
    ... tutte, mi abbandonarono.
    
    Non fu quello a distruggermi. Fu la fine delle mie speranze. Ah, grandissima puttana, la speranza.
    
    Ti dice che puoi ancora perdere qualcosa, é come quelle donne che in un qualunque casinò sussurranno a un giocatore di continuare a scommettere. Finché non perde tutto ciò che può perdere.
    
    Così é la speranza, l'opposto della paura, che ti paralizza. La speranza ti dice che puoi ancora vincere, la paura ti dice invece che la sconfitta é certa.
    
    Entrambe impediscono di valutare la situazione.
    
    Entrambe lo fecero, e io ci cascai.
    
    Così, dopo essere stato manipolato, abbindolato, tradito e abbandonato da gente spesso anche più disperata e sola di me, giacui nel freddo loculo del mio disincanto. Come morto ancora vivo, mi aggiravo per le contrade di un paese che pareva solo trapassarmi con ricordi e spade di nostalgia.
    
    Reagii nel solo modo in cui reagiscono gli uomini, e gli animali feriti: con la rabbia. Una rabbia profonda e assoluta che mi permise di scrivere Into the White con un tono cupo e decisamente diverso dai miei primi racconti così pieni di luce, gioia e speranza.
    
    Non avevo mai preteso la storia da favola, il matrimonio e i figli, no.
    
    Volevo solo quel che a tutti pareva venir tanto facile.
    
    E l'universo me l'aveva strappato, tolto.
    
    Col proseguire però di Into the White, sentii qualcosa cambiare. Quel racconto fu l'inizio della mia ripresa.
    
    Ma da solo non sarebbe mai bastato.
    
    Oh, ovviamente la mia attività sessuale ...
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