La vicina: il sogno erotico
Data: 21/09/2017,
Categorie:
Etero
Autore: brendon_7, Fonte: Annunci69
Una cascata di capelli biondi e lisci, che attirano l’attenzione e fanno sembrare tutto più luminoso, che lei scostava con eleganza dietro le spalle con la mano o un colpo di nuca. Fisico atletico, longilineo come piaceva a me, seni non troppo grossi, ma che facevano notare la loro presenza. Una terza direi oggi. Ma all’epoca non sapevo quantificare.
La mia “dirimpettaia” di casa. Più o meno. Non proprio dirimpettaia, vivevamo in case che non si guardavano, ma ciò che stava di fronte a casa mia era il portone del cancello di cortile e garage, un portone a doppia anta, più alto di una persona, a listoni verticali che lasciavano intravedere oltre solo piccoli pezzi di figure. A separare c’era una strada comunale larga cinque metri, in quegli anni molto poco trafficata perché conduceva solo alla campagna vicina e alle case delle famiglie che l’abitavano.
Io ero un adolescente, dodici o tredici anni…. L’età in cui non sai esattamente cosa dovresti fare con una donna (forse oggi lo sanno molto meglio e molto prima…) ma in cui ogni dettaglio di femminilità basta a scatenare un’erezione istantanea…per non parlare di un paio di belle gambe… per non parlare di un seno intravisto in una maglia…
Il seno non ero riuscito mai a intravederlo, lo immaginavo e basta. Ma le gambe….quelle sì. Le sue gambe dominavano molte delle mie fantasie erotiche.
Lei è un po’ più grande di me, qualche anno.
Aveva già la patente e guidava l’auto del padre. Con quella usciva nel pomeriggio, ...
... per andare chissà dove. Immagino in centro città, dove andavano tutti i giovani, probabilmente il suo ragazzo del momento lo trovava lì.
Se le gambe erano una delle chiavi delle mie fantasie, le uscite pomeridiane ne erano la causa prima, l’episodio da cui scaturiva il resto. L’orario era più o meno sempre quello, io ero già rincasato da scuola, avevo pranzato con calma , in casa si svolgevano le attività più varie del pomeriggio, e nei minuti critici della sua uscita cercavo di non essere in cucina, stanza troppo frequentata, ma nella tranquillità del soggiorno, per non essere disturbato, non essere scoperto, e poterla sbirciare dalla finestra che dà sulla strada, verso il cancello di casa sua. Il rumore di apertura del cancello era inconfondibile, uno sgancio elettrico di molla che avevo imparato a captare nel silenzio o a filtrare dai rumori di sottofondo. Era il momento in cui mi affacciavo, senza farmi notare, e attendevo qualche secondo. Sapevo che dall’interruttore lei doveva fare alcuni metri a piedi, sollevare un gancetto che bloccava un’anta a terra, e aprire le due ante del cancello. Questa parte era tranquilla, ma me la gustavo ugualmente, prima vedevo le ombre oltre i listoni, poi mi serviva per vedere com’era vestita quel giorno, per rivedere la sua chioma bionda, per aumentare l’effetto dell’erezione che già era stata innescata dal rumore della molla…e fantasticare sui secondi seguenti, i miei preferiti. In quei secondi succedeva che lei rientrava nel garage e ...