Silvia (e giò)
Data: 03/09/2018,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: ulixsess
Silvia si presenta presso il mio studio in leggings e camicia. 46 anni portati bene, sguardo severo, donna decisa, di quelle cui si ha timore a fare una avance. Ha gambe lunghe, affusolate, impreziosite da scarpe che mettono in luce il collo del piede. Sono un feticista di quella parte femminile e non posso impedire ai miei occhi di posarsi continuamente.
Lei non se ne cura, è molto concentrata sulla discussione.
Discutiamo a lungo della sua problematica professionale ed infine concordiamo sul testo di una raccomandata che avrebbe dovuto spedire il giorno successivo. Le stampo la lettera e la busta. Per abitudine piego il foglio, lo infilo nella busta e lecco la patta adesiva per chiuderla.
E’ a quel punto che mi fulmina con una battuta: “scommetto che con quella lingua sapresti fare anche di meglio”.
Rimango interdetto per un attimo. Quasi mi gira la testa. Ho paura di aver capito male, ma mi riprendo e con calma le dico solo “certo che so fare anche di meglio”.
I nostri sguardi si incrociano. Lei si alza e mi porge la mano chiudendo la conversazione: “bene, si è fatto tardi, devo andare”. Mi lascia come un fesso.
La settimana successiva la mia segretaria mi chiede se sono disponibile a fissar un appuntamento alle 19,45 con la signora Silvia. Confermo ed attendo con trepidazione il giorno fissato.
A quell’ora la segretaria ed i collaboratori sono già tutti fuori e lo studio è tutto a mia disposizione. Penso che dovrà iniziare a scaldare la ...
... lingua.
Apro la porta e, con grande mia delusione, constato che Silvia è accompagnata da un uomo. Distinto, verso i sessanta, penso. La delusione è ancor più grande vedendo Silvia in gran tiro, con un abito a tubino corto che mi fa girare la testa.
Li faccio accomodare entrambi ma Silvia indica al signore la poltrona in sala d’aspetto.
dopo una breve conversazione professionale, Silvia incrocia i miei occhi e, dice: “lo avrai capito perché ho preso appuntamento a quest’ora, vero?”
Io faccio semplicemente cenno di si con la testa ed inizio a percepire che mi sta diventando duro all’istante dentro ai pantaloni.
“Giò è mio marito. Se vuoi me devi avere anche lui”.
Annuisco un’altra volta.
Lei sfodera un sorriso magnifico e soddisfatto. Sembra una bambina cui su è appena comprato un gelato enorme.
si alza, gira attorno al tavolo, avvicina le lebbra alle mie e mi bacia, lentamente, facendo girare la sua lingua attorno alle mie labbra secche. Poi la spinge dentro e, con la mano, mi palpa il cazzo. “ci avrei scommesso che era bello grosso”, afferma soddisfatta.
Si stacca, va ad aprire la porta della stanza e chiama Giò.
Giò è un bell’uomo nonostante sia un po’ maturo. Ha un passo autoritario, uno che è abituato a comandare, di poche parole. Non è che io sia stato loquace, del resto.
Ancora una volta è Silvia a cinguettare: “che bello, adesso giochiamo e ci divertiamo”. Si lega leggermente verso Giò e gli abbassa la cerniera dei pantaloni. Mi prende per mano e mi ...