1. I piaceri dell'acqua


    Data: 18/10/2018, Categorie: Masturbazione Autore: Phoenix93, Fonte: EroticiRacconti

    Grazie a chi ha letto il mio mio primo racconto, grazie soprattutto a chi ha speso alcune parole per commentarlo. Per chi non l'avesse letto vi lascio il link: https://www.eroticiracconti.it/racconto/29598-notte-in-chat _________________________________________________________________________________________ L’acqua della doccia scroscia forte, il getto è alla massima potenza. E’ tiepida, meravigliosa, calmante. Non so da quanto tempo è che sono in piedi, sotto la cascata d’acqua. Ad occhi chiusi, con le mani incrociate intorno al collo, a mo' di abbraccio. Ad un tratto sento il corpo irrigidirsi, i muscoli contrarsi. Mi sento inquieta, incapace di rilassarmi come dovrei. Anche lì, in quella cabina fumosa, nella mia piccola bolla lontano dal mondo, dove ogni rumore è attutito e tutto sembra ovattato, non riesco a togliermi dalla testa quella voce. Mi risuona nelle orecchie, ancora e ancora. Come se lui fosse qui, in piedi dietro di me. Con il capo teso verso la mia nuca, la bocca contornata di barba ispida a un centimetro dal lobo del mio orecchio. “Vieni per me”. Come un flash, una sferzata di acqua gelida, un piccolo sussulto che mi fa trasalire. “Vieni per me”. Cerco di scacciarla dalla testa. Ma è impossibile. E’ come “il taglietto sul tuo palato che si rimarginerebbe se la smettessi di stuzzicarlo con la lingua... ma non puoi”. Ecco, lui è la mia Marla. Solo che non è un tumore, è il ricordo di un orgasmo. Che solo a ripensarci mi sento tremare. Tremo per la lussuria, ...
    ... che bramo ancora. Tremo per l’imbarazzo, per ciò che ho detto e fatto. Tremo per l’umiliazione, di quattro notti passate in chat ad aspettarlo, senza che lui si facesse vivo. Come se avessimo avuto un tacito appuntamento al quale mi sono presentata solo io. Tremo per la rabbia, verso me stessa e verso di lui. Per la mia incapacità di lasciar stare, di andare avanti. Di prendere quell’episodio per quel che è stato. Solo un episodio, appunto. Un piacevole, piacevolissimo episodio. Cosa c’è di più facile di una notte di sesso virtuale? La comodità di poter continuare la propria vita senza nessuna interferenza, obbligo, cortesia forzata, senza nessun incontro faccia a faccia. Senza “la mattina dopo”. Ecco perché tremo. Perché non so prendere le cose per quello che sono. E mi aspetto qualcosa. Questo dannato qualcosa anche da uno sconosciuto qualsiasi, incontrato in chat. Di cui non so neanche il nome. Mi sto sulle palle da sola quando ragiono così. Scuoto la testa energicamente. Le mani si muovono da sole. Sciolgono la morsa in cui stringono il collo e iniziano a scendere piano. Sento l’acqua scorrermi addosso, mentre penso ancora alla sua voce. Raggiungo i seni, piccoli e turgidi. Li stringo, immaginando un tocco estraneo. Li massaggio e li accarezzo, apprezzandone la morbidezza, disegnandone il contorno con le dita. Mi tocco i capezzoli, già duri per via dell’acqua. Sento i suoi comandi nella testa, come quella notte. Li stringo e li tiro, donandomi piacere e quel pizzico di ...
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