1. Sugarcoat


    Data: 24/10/2018, Categorie: Tradimenti Autore: samas2

    Oziosi passi, guidati da oziosi pensieri, mi trascinano nella calura dell’estate che esplode, nelle vie deserte, silenziose, quel pomeriggio di domenica. Casualmente, il mio itinerario ha incrociato la città della mia giovinezza e d’impulso ho deciso di farvi tappa, deviando dal tragitto prestabilito. Lascio l'auto, parcheggiata, ad arrostire al sole. La città, prossima, ma non sul mare, si è svuotata e mi consente il privilegio di passeggiare, viandante solitario, mentre tutti sono in spiaggia. Le strade un tempo così familiari, sfavillano di una luce nuova sotto un cielo straordinariamente terso. Pensieri disparati, rimpianti, sentimenti e risentimenti si affollano, impastati con l’affetto per i luoghi cari che fanno emergere dalla memoria episodi vissuti. La nebbia confusa dei ricordi gradualmente si dirada e un'idea si fa strada, prende il sopravvento. Il mio rimuginare ora non è più senza bussola ma un fil rouge lo guida: Federica. Il mio incedere mi porta fino al quartiere dove so che vive, da quando é sposata. Vialetti delimitati da siepi odorose di caprifoglio e gelsomino, la furtiva compagnia di lucertole che sfrecciano, disturbate e spaventate dai miei passi, voli di farfalle dalle traiettorie imprevedibili. Dai prati si diffonde profumo di menta e di altre erbe aromatiche. Individuo la villetta dove Federica risiede e la fisso pensieroso, immaginando sia vuota. Inaspettatamente la porta si apre, due figure si palesano: mi ritraggo al riparo dell’ombra di un ...
    ... fronzuto gruppetto d’alberi: posso osservare e udire non visto. I suoni delle parole mi raggiungono nitidamente. “ Sei sicura di voler rimanere a casa, Federica, è da stamane che traffichi? “ “ Devo sistemare un po’ di cose, poiché domani si parte. Allora, passi tu a prendere i bambini dai tuoi, dopo?” “ Si certo, ma sarò di ritorno solo stasera, dovendo assolutamente finire quel maledetto lavoro. Non stancarti troppo Fede.” L’auto si allontana, scompare alla vista. Anche il suo rombo si affievolisce e si dissolve. Di nuovo silenzio intorno. Attendo indeciso, poi mi avvicino e, con mano incerta, suono il campanello. Apre la porta e mi fissa prima sospettosa, pensierosa e poi incredula. Finalmente mi sorride. “Max, sei proprio tu, ma cosa ci fai da queste parti?” “Federica, quanto tempo! Ma per te non è passato invano. Sei uno splendore.” “Ma cosa dici? Guarda in che stato mi trovo…” E’ bellissima, pur accalorata e sudata. Indossa un’aderente canotta arancione che esalta i seni che non ricordavo così rigogliosi; gli short mi consentono di ammirare le gambe abbronzate, tornite, le sottili caviglie. Non ho certo dimenticato quel sorriso straordinario e indimenticabile, che mi regala. Sono francamente impacciato, non so che dire, travolto dal nostro vissuto che ora si erge imponente. “Non penserai mica di rimanere a cuocerti al sole?" “Non vorrei disturbare.” “Entra dai, ti offro qualcosa di fresco.” Seduti l’uno accanto all’altra nel confortevole soggiorno in piacevole penombra; il ...
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