1. Madreselva


    Data: 03/11/2018, Categorie: Etero Autore: Mr Gwyn

    ... partire il film. Si siedono ordinati, come fossero a teatro, non troppo vicini; qualche battuta sopra i dialoghi iniziali, smorza quell’imbarazzo che il silenzio alimenta. Col passare dei minuti, il divano diventa prima una comoda poltrona sulla quale affondare e infine un giaciglio confidenziale, le distanze diminuiscono e i corpi si carezzano. Adesso la pelle si sfiora, i piedi abbandonati sullo stesso puf, le bocche si giungono, il film scorre senza sosta sul televisore al led, Vincent Vega e Mia Wallace ballano e si sballano. Le mani dell’uomo carezzano i seni usciti dal vestito ormai stazzonato, mentre quelle di lei si agitano impazienti attorno alla cinta color tabacco. La frenesia ha preso il posto della placida consapevolezza che tutto questo sarebbe accaduto, una strana febbre adesso li consuma, i calici semivuoti, abbandonati sul parquet di quercia, sono il contorno di una natura viva. La bocca dell’uomo raggiunge l’intimità della donna, completamente liscia, la carezza con la mano, la sente vibrare, osserva la pelle diventare d’oca al contatto, come se un improvviso freddo precedesse l’abbandono, il pollice martoria il bottone rosa, osserva la rugiada colmare la fessura e si abbevera a quella fonte di piacere, come fosse l’ultima volta, sente i gemiti rauchi della donna, alza gli occhi mescolando la sguardo liquido al suo, le solleva il bacino e puntando il suo pene all’entrata del desiderio, le scivola dentro. Affonda, mentre le braccia gli cingono i glutei; ...
    ... Zed e Maynard stanno per divertirsi con Butch e Marsellus, almeno così pensano. Il piacere migra da un corpo all’altro, le gambe di lei sulle spalle dell’uomo; Marsellus sodomizzato da Zed ed il suo amico, annaspa nell’audio della televisione, rimasta accesa nonostante occhi invisibili la stiano guardando. Le bocche si cercano, trovandosi, lei è di una bellezza limpida eppure ferina, saranno i suoi occhi azzurri o le sue labbra carnose ma lui non si staccherebbe mai da loro, i suoi fianchi continuano ad ondeggiare, poi la guarda, è solo un momento ma lei capisce, si gira piegandosi sul divano, le afferra le braccia e la prende da dietro, senza troppa dolcezza, sa che vuole così, l’ha capito, si china su di lei, baciandole il collo affusolato, reso nudo dal taglio corto, aspira il profumo della sua pelle, se ne nutre, poi passa la lingua dall’orecchio sinistro fino all’attaccatura della spalla e le bisbiglia: “vuoi essere la mia troia, stanotte?” Non vede la luce che si accende negli occhi di lei ma sente il sussurro che emana, mentre col pollice fa dei piccoli circoli intorno al clitoride. “Si”. Dirà “ancora” quando sentirà violarsi lo stretto pertugio e gemerà quando il piacere la travolgerà come un’onda. Dormiranno sul divano, mezzi vestiti, abbracciati l’uno all’altra, prima dell’alba si sveglieranno e la guarderanno nascere insieme, affacciati alla finestra, sorseggiando un caffè, mentre in sottofondo il Bolero accompagna il sorgere del sole. virgil.oldman@libero.it 
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