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il gioco alla pari - parte 2
Data: 10/11/2018, Categorie: Etero Autore: fufonet
Poggiata con la schiena alla spalliera del letto e con lo sguardo fisso verso i miei occhi, come se mi stesse ipnotizzando, fece un cenno con la mano indicandomi di avvicinarmi. Io ero in uno stato di parziale lucidità mentale, completamente invaghito di lei e con una pressione sanguigna sicuramente altissima tanto da sentire i battiti cardiaci in testa. Mi avvicinai lentamente e non feci in tempo ad inginocchiarmi sul letto per proseguire verso di lei che, agguantando la mia maglietta da poco sotto il collo, mi tirò bruscamente verso di lei. Allo stesso tempo con una mossa velocissima mi ribaltò e invertì il suo posto con il mio. A questo punto ricordai che in passato lei frequentò una scuola di karate. Senza farmi capire nulla e senza neanche rendermene conto, con la stessa mossa di scambio delle posizioni mi sfilò la maglietta e la usò per asciugare i suoi piedini da quel lubrificante. A questo punto, da seduta su di me frontalmente si invertì e spostò quel suo magnifico sederino nudo quasi sulla mia faccia. Strofinando le sue mani sulla mia pancia quasi come se stesse cercando un minimo di rilievo addominale (inesistente). Disse "Ho notato che ti piace il fisico definito... tu non sei messo tanto bene." Dandomi pizzicotti sempre più forti in pancia "Ora facciamo lavorare questi muscoletti. Girati ! e fammi venti flessioni" Io mi girai subito senza pensarci due volte e senza ricordare che c'era... un... diciamo un "impedimento rigido" e mi feci ...
... abbastanza male urtandolo e schiacciandolo al materasso. Dunque cedetti al dolore, ma lei, molto rigida, sfilò i pantaloncini e le mutande insieme e diede due schiaffi forti al sedere, uno per lato, che svegliarono nuovamente l'erezione e continuò a schiaffeggiarmi finchè non mi sollevai. Rimasi quindi costretto a tenermi sollevato con le braccia per evitare nuovamente l'inconveniente. L'esercizio si era trasformato da "flessioni" a "tenersi su per non farsi male". Lei, per farmi cedere, cominciò a darmi pizzicotti ai fianchi e solleticarmi lungo tutto il busto. Stavo crollando, quasi svenivo. Per fortuna mi fece smettere poco prima che le braccia cominciassero a tremare. Credo di non aver ceduto solo per paura che dolore sarebbe stato troppo forte se l'avessi fatto. Lei: "Adesso facciamo qualcosa per farli uscire un po' questi addominali" Io, in effetti cercavo di tanto in tanto di seguire un programma ma mi è sempre mancata la costanza di seguirlo. Non ero grasso ma neanche magro, mancava quel tono muscolare che definisce il corpo. Lei continuando con il suo intendo di farmi soffrire prese un paio di polsini in cuoio che si agganciavano tra loro come un paio di manette e me le mise ai polsi per poi agganciarli tra loro dietro la mia schiena. Mi aveva reso impossibile alzarmi perchè bloccato dalle mie stesse braccia. Prese dunque le due cavigliere e me le mise, poi mi avvicinò le gambe facendo toccare le due piante dei piedi tra loro. Agganciò ...