"Quello che voglio"
Data: 11/11/2018,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Chiaro di Luna
"Vieni qui. Sei mia adesso. Sei stata comprata per me, voglio vedere come sei fatta, come ti muovi, sei sei già una puttanella navigata o se, come ho chiesto, sei piena di vergogna e di pudori. Adoro vedere le gote diventare rosse, gli occhi abbassarsi, di fronte ai miei ordini". Credo che sarà soddisfatto allora. Cammino verso di lui con le gambe che tremano, gli occhi bassi, le gote in fiamme. "Guardami!" urla. Alzo lo sguardo, le lacrime mi pungono gli occhi. Resisto un secondo appena. Ghigna. "Togliti le scarpe, mi fanno schifo quelle che porti". Mi abbasso e slego le stringhe. Lui si sposta e si posizione dietro di me, mi accorgo che mi sta guardando il culo. Paonazza, piego le ginocchia per accosciarmi e impedirgli di guardare. Mi arriva, potente, una sculacciata. Mi fa male, anche se sono ancora vestita. "Se voglio guardarti, devi lasciarmelo fare!". Mi fermo, imbarazzata. Non so più cosa fare, se togliermi le scarpe, se lasciarle, se chinarmi per mostrarmi. Ride e, rude, mi abbassa i pantaloni fino alle caviglie. Sono in piedi. Lui, in ginocchio dietro di me, ha il naso a pochi cm dal mio sedere. "Apriti le natiche, chinati, ondeggia! Insomma, mostrami questo culo con grazia, con malizia!" Non sono capace. Piango e con mani tremanti mi apro le chiappe e mi piego in avanti ondeggiando, goffa. Un'altra sculacciata mi colpisce forte e poi un'altra e un'altra ancora. Cado in avanti. "Rimbambita! Idiota! Sacco di patate! Ti insegno io a sedurmi! Voltati! E GUARDAMI!" ...
... abbaia al mio indirizzo. Mi volto e sono penosa: le scarpe slacciate, i pantaloni alle caviglie, il volto rosso, rigato di lacrime. Mi copro il viso con le mani e lo guardo, occhieggiando tra le dita. Repentino, cambia modi. Si alza. Mi abbraccia: "Piccola, piccola, non preoccuparti, ti insegno io. Vieni qui" Si siede e mi tira sulle sue ginocchia. Mi toglie le scarpe e i pantaloni. Poi mi fa alzare e mi fa girare su me stessa. Ho il culo esposto, anche se ancora racchiuso nelle mutandine. "Guardami" Mi sforzo, ma non ce la faccio, provo troppa vergogna. Si allontana di parecchi passi: "Cammina verso di me, un po' sulle punte, come se indossassi i tacchi alti, ondeggia quei fianchi e intanto succhiati un dito. Poi, quando arrivi da me, chinati, carezzati una caviglia e risalendo percorri con le dita la gamba fino all'orlo del maglioncino che poi sfilerai dalla testa sporgendo in avanti le tette. Nuda ti voglio vedere, capito? NUDA. Per me, in offerta." Piango. Chino il capo. Cammino senza guardarlo, cercando di fare quello che mi ha detto. Mi sento impacciata, incapace. Quando arrivo da lui, mi prende per il mento e mi tiene la testa alta, fissandomi negli occhi. "Voglio che mi guardi SEMPRE. Voglio vedere il tuo viso arrossire. Ritorna indietro e ritorna, guardandomi". Questa volta lo faccio. Sostengo il suo sguardo mentre cammino sulle punte ondeggiando i fianchi e sentendomi le gambe molli per la vergogna. Vedo i suoi occhi nei miei, lui, fermo, io in fiamme. Mi fermo davanti a ...